Zelensky a Roma, da Renovua partono i progetti per la ricostruzione dell’Ucraina

Esponenti di primo piano del governo ucraino hanno voluto presentare a Tivoli i progetti dedicati alla ricostruzione del Paese, il giorno in cui il Presidente Zelensky è presente a Roma.

Renovua – società fondata dall’imprenditore italiano Stefano Nicolussi Rossi con il preciso intento di aiutare e sostenere il popolo ucraino già da ora e non aspettando che finisca la guerra – ha presentato i suoi progetti dedicati al sostegno e alla ricostruzione dell’Ucraina. Tra questi ci sono la costruzione di un centro di riabilitazione per veterani, la ricostruzione delle centrali idroelettriche nei Carpazi e il finanziamento e la costruzione di case per i rifugiati interni. È, inoltre, in cantiere l’apertura di una banca per il supporto alle famiglie nell’acquisto di immobili e alloggi.

Nel Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli sono intervenuti Marco Innocenzi (Sindaco di Tivoli), Marco Scurria (Segretario della Commissione IV – Politiche dell’Unione europea), Federico Mollicone (Presidente Commissione VII Cultura, Scuola, Università, Scienza, Ricerca, Editoria e Sport), Maksym Kushnir (Vice Ministro per i Veterani), Kyiv Oleg Polovynko (Advisor del Sindaco di Kiev), Natalia Kalmykova (Ministro dei Veterani dell’Ucraina), Aristidis Panagiotopoulos (Sindaco di Olimpia), Andrea Bruciati (direttore di Villa d’Este e Villa Adriana) e Stefano Nicolussi Rossi (Presidente Renovua).

Andrea Bruciati ha fatto gli onori di casa, dichiarando: «Siamo in un luogo dove la bellezza si è sempre unita alla funzionalità, anche dell’economia, perciò la scelta del sito non può dirsi casuale. È un luogo depositario di oltre 2mila anni di storia, caratterizzato quindi da cicatrici sempre rinnovate, e per questo è senz’altro adatto ad ospitare un momento ricostruttivo come questo».

Stefano Nicolussi Rossi ha spiegato: «Il nostro primo obiettivo non è solo di fare riabilitazione fisica e psichica dei veterani, ma anche lavorare per il loro reinserimento all’interno della società. Apriremo a questo fine un’azienda partner in Ucraina, con centro di sviluppo software dove questi potranno trovare impiego. Siamo inoltre in trattativa con il Comune di Kiev per costruire il centro veterani sul suo territorio. Per dare supporto economico ai cittadini ucraini tenteremo, tramite la creazione di una banca, di concedere mutui a lungo termine a chi ne avrà bisogno, cercando di pre-finanziare una parte degli interessi per ammortizzare il peso su chi ne farà uso. Per l’energia, vogliamo modernizzare e potenziare le vecchie centrali idroelettriche a partire dai Carpazi, per poi alimentare o la rete nazionale o procurare clienti privati esterni».

Il Sindaco di Olimpia ha detto: «È un piacere per me essere qui, rappresentando la città dove sono nati, 2800 anni fa, i giochi olimpici. Le Olimpiadi sono da sempre simbolo di pace, in virtù della tregua olimpica che sempre veniva siglata prima dell’evento, tradizione che continua tra me, il sindaco di Sparta e quello di Ilida. La speranza è che questa pace non rimanga solo tra noi e in un foglio di carta, ma che diventi per tutti realtà».

Per Marco Scurria «viviamo tempi difficili per la pace. Ma la società civile si tiene attiva, ed è fondamentale che la ricostruzione riparta da un concetto fondamentale, ovvero quello della bellezza. Ci sono ricostruzioni anche psicologiche e sociali, verso cui sarà necessario prestare la massima attenzione. Persone che hanno visto e subito momenti che si porteranno dietro per tutta la loro vita: anche su questo ci sarà bisogno di ricostruire. Chi ama profondamente il proprio Paese sa quanto è importante difendere la libertà degli altri, per questo il nostro Governo è sempre stato al fianco dell’Ucraina in questo conflitto, anche fornendo supporto materiale».

Federico Mollicone ha dichiarato: «Faccio un plauso per questa importante conferenza. Oggi assistiamo ad un processo concreto e fattivo per la ricostruzione dell’Ucraina. Le nostre istituzioni si muovono ogni giorno non solo per fornire assistenza umanitaria, ma anche per la ricostruzione del Paese. In particolare a Odessa il Maxxi segue la ricostruzione della cattedrale e a Kiev seguiamo la ricostruzione culturale. Il saper fare delle nostre aziende in questo processo è fondamentale, ben venga quindi l’impegno di privati come Renovua».

L’immagine utilizzata per realizzare le targhe destinate alle Autorità ucraine ed italiane é tratta da un’opera dell’artista Giovanna Dejua. Essa contiene una rielaborazione grafica degli elementi fondamentali della bandiera ucraina per rappresentarne l’identità nazionale ed allo stesso tempo la proiezione politica verso l’Unione Europea. L’opera di Giovanna Dejua scelta per i doni istituzionali fa parte del Nuovo Progetto Astratto, che è un complesso di opere realizzate a partire dagli Anni Ottanta del Novecento.

L’opera ha delle caratteristiche geometriche e l’uso di una diagonale delimita i colori stessi della bandiera ucraina, la stessa va a creare una direzionalità verso l’Unione Europea, partendo da una situazione iniziale rappresentata dal colore rosso: il rosso del comunismo, il rosso del sangue versato per la guerra. La diagonale quindi ci guida verso l’unione europea e la democrazia. L’artista Giovanna Dejua ha creato un’immagine di forza e speranza.

 




Luce per le scuole in Ucraina

I continui bombardamenti russi sulle infrastrutture ucraine hanno gravemente danneggiato sia le centrali di produzione che la rete di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica. Basti pensare che in questi giorni a Kiev (la capitale!), quotidianamente viene diffuso un programma giornaliero con gli orari di fornitura dell’energia alle utenze che vengono alimentate in media per due volte al giorno per periodi di due ore.
Per poter tamponare questa situazione si ricorre a gruppi elettrogeni il cui carburante non è sempre disponibile alla popolazione perché riservato in via prioritaria ai generatori dei servizi essenziali (ospedali, amministrazioni pubbliche, vigili del fuoco, etc).
Anche le scuole soffrono di queste carenze e, malgrado facciano parte dei servizi “privilegiati”, spesso rimangono senza energia elettrica e sono costrette a rimanere chiuse (per motivi di sicurezza molte lezioni si tengono negli scantinati e al buio non si fa lezione!).
Semi di Pace, che è a fianco della popolazione ucraina sin dall’inizio di questa assurda guerra, facendo appello alla generosità dei propri sostenitori, vuole continuare a dare il suo aiuto e intende acquistare sistemi di accumulo dell’energia e sistemi d’illuminazione led da inviare ad una o più scuole per poter garantire la continuità delle lezioni anche nei periodi di blackout elettrico:
Un kit composto da una power station da 500 Wh e tre fari led, sufficiente a illuminare un’aula con 25-30 bambini, costa circa 350 euro.

PER DONAZIONI LIBERE:
• C/C bancario n° 20180 presso BCC ROMA – Ag. Tarquinia
IBAN IT78V 08327 73290 0000 000 20180
Codice BIC/SWIFT: ICRAITRRROM
• C/C Postale N. 11149010
IBAN IT45P 07601 14500 0000 11149010
Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
Intestato a: Associazione Umanitaria Semi di Pace ODV
La Cittadella – Loc. Vigna del Piano, snc – 01016 Tarquinia VT
CAUSALE: Luce per le scuole in Ucraina




Ucraina/Conflitti: Save the Children, ogni giorno circa 29 mila bambini sono costretti a lasciare le loro case

Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dall’Organizzazione, a due anni dall’escalation del conflitto in Ucraina, il 24 febbraio 2022, essa ha determinato la crisi di sfollamento più rapida in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ma è il continente africano l’area con il maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, registrava la percentuale più elevata, pari a un bambino su tre.

Save the Children chiede a tutte le parti in guerra di proteggere i civili e di fermare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate, e che l’accesso umanitario sia completo e senza ostacoli.
Al via, con un flash mob a Roma, la campagna “Cosa salveresti?”, che invita tutti a chiedersi cosa porterebbero con sé qualora fossero costretti ad abbandonare la propria casa a causa di una guerra

Mentre la guerra in Ucraina entra nel suo terzo anno, Save the Children – l’Organizzazione Internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – lancia un’inedita elaborazione di dati, secondo la quale ogni giorno circa 29 mila bambini sono costretti a lasciare le proprie case nei 10 peggiori scenari di crisi mondiali, per un totale di oltre 10,5 milioni nel 2023.

Questo ha più che raddoppiato il numero di bambini sfollati nel mondo dai circa 20,6 milioni del 2010[1], alla cifra record di oltre 50 milioni – la più alta nella storia – a causa di vari fattori, dai cambiamenti climatici alle alluvioni, alle siccità e, in primo piano, a causa dei conflitti.

Il continente africano è l’area con il maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra, mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, registrava la percentuale più elevata, pari a un bambino su tre. Tra le principali aree di crisi globali quali Afghanistan, Etiopia, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Somalia, Sud Sudan, Sudan, Territori palestinesi occupati, Turchia/Siria (terremoto), e Ucraina. Quest’ultima a causa dell’escalation del conflitto nel febbraio 2022, ha vissuto la crisi di sfollamento più rapida in Europa dalla Seconda guerra mondiale, mentre ora sta vivendo una fase di ritorno: circa 630 mila bambine e bambini sfollati – più di un bambino su 12 sul totale di bambini prima della guerra – sono tornati a casa, e ora vivono in condizioni di estremo bisogno, tra pericoli, distruzione e povertà.

“Secondo le Nazioni Unite, i bambini rappresentano circa il 40% delle persone costrette ad abbandonare le loro case nel mondo. Molti di loro non possono andare a scuola, non hanno cibo a sufficienza, hanno scarso accesso all’assistenza sanitaria, sono a rischio di abusi e violenze e necessitano di sostegno psicologico dopo gli eventi di cui sono stati testimoni. Le difficoltà economiche possono, inoltre, esporre i bambini al rischio di essere coinvolti in attività criminali, lavoro minorile, sfruttamento sessuale o di aderire a gruppi armati”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. “Le statistiche sono schiaccianti, ma un bambino sfollato non è solo un numero. È un bambino che molto probabilmente è stato testimone del tipo di violenza o distruzione che nessun bambino dovrebbe mai vedere, prima di doversi lasciare alle spalle tutto ciò che conosce. Quando i bambini perdono le loro case, perdono quasi tutto: l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, al cibo e alla sicurezza. Cose che non possono essere portate con sé. Ecco abbiamo voluto invitare tutti a porsi una semplice domanda: cosa salveresti se dovessi fuggire dalla tua casa?”, conclude Daniela Fatarella.

I rischi del ritorno per i bambini in Ucraina

Nei due anni trascorsi dall’escalation del conflitto in Ucraina, avvenuta il 24 febbraio 2022, milioni di persone sono fuggite per mettersi in salvo, oltre 15 milioni di persone[3] hanno abbandonato le proprie case. Ancora oggi, 6,3 milioni di ucraini sono rifugiati all’estero e 3,7 milioni sono sfollati all’interno del Paese.

A due anni di distanza, nonostante la guerra continui e ogni giorno si verifichino attacchi aerei ed esplosioni, oltre 4,5 milioni di persone sfollate sono tornate a casa, tra cui 1,1 milioni di bambine e bambini. Di questi, circa 630 mila minorenni sono tornati in situazioni di povertà e pericolo, e di questi circa 360 mila sono rientrati nelle regioni colpite dalla guerra e in prima linea, tra cui Dnipro, Kharkiv, Mykolaiv, Odessa e Sumy, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Dall’analisi è emerso che la maggior parte dei bambini rientrati è stata spinta a una condizione di “estremo bisogno[4]”: sono tornati in case e infrastrutture danneggiate e hanno il 62% in più di probabilità di trovarsi in condizioni di estremo bisogno rispetto al resto della popolazione.[5]

“I bambini in Ucraina hanno sopportato due lunghi anni di violenza e distruzione. Molte famiglie sono state costrette a lasciare le loro case in cerca di sicurezza e hanno scelto di tornare non appena è stato possibile farlo. Per loro, nessun posto è come la loro casa e noi dobbiamo rispettare la loro volontà di essere nel luogo a cui appartengono”, ha dichiarato Sonia Khush, Direttrice di Save the Children Ucraina. “Entrando nel terzo anno di guerra, la nostra attenzione si sposta sull’aiuto alle comunità colpite dal conflitto a ricostruire e a riprendersi, in modo che le famiglie abbiano gli strumenti per ricominciare la loro vita e i bambini possano essere bambini – imparare, giocare e ridere insieme ai loro amici – nonostante le atrocità che li circondano”.

Save the Children chiede a tutte le parti in guerra di proteggere i civili e di fermare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate. L’accesso umanitario alle famiglie coinvolte nella crisi, comprese quelle delle aree colpite dalla guerra, deve essere completo e senza ostacoli.

I dati globali sui bambini sfollati

A livello globale, il maggior numero di bambini costretti a lasciare le loro case nel 2023, 4,1 milioni, si è registrato in Sudan, dopo lo scoppio della guerra lo scorso aprile; 3,3 milioni sfollati interni, mentre altri 850 mila bambini sono fuggiti nei Paesi vicini, tra cui il Sud Sudan, il Ciad, la Repubblica Centrafricana e l’Egitto.

La Somalia ha visto il secondo maggior spostamento forzato di popolazione infantile nel 2023, soprattutto a causa di inondazioni, siccità, conflitti e insicurezza. Circa 1,6 milioni di bambini potrebbero essere stati sfollati internamente o esternamente nel 2023, portando il numero totale di bambini sfollati in Somalia a 2,4 milioni.

Anche i Territori palestinesi occupati figurano tra i primi cinque luoghi in cui la situazione è peggiorata maggiormente nel 2023. L’analisi di Save the Children ha rilevato che, al 21 dicembre 2023, circa 890 mila bambini avevano lasciato le loro case a Gaza in seguito all’avvio delle operazioni militari israeliane in risposta agli attacchi subiti il 7 ottobre. Alla fine del 2023, la percentuale di popolazione sfollata a Gaza in sole 10 settimane era una delle più alte registrate a livello globale.

Attualmente, più di 1,3 milioni di civili palestinesi, tra cui più di 600 mila bambini, sono intrappolati nell’area di Rafah, con il rischio di un attacco da un momento all’altro. La guerra a Gaza è oggi tra le più sanguinose e distruttive della storia recente e ha portato alla registrazione di una serie di gravi violazioni contro i bambini, a un ritmo senza precedenti.

La campagna “Cosa salveresti?”

Save the Children lavora ogni giorno per fornire alle bambine e ai bambini che vivono nelle zone di conflitto un sostegno immediato e a lungo termine. Ecco perché, alla vigilia del secondo anniversario dell’acuirsi del conflitto in Ucraina, ha lanciato un flash mob in Piazza della Rotonda, vicino al Pantheon, a Roma, e la campagna “Cosa salveresti?”. È necessario focalizzare l’attenzione sulle drammatiche conseguenze della guerra sui più piccoli e invitare a riflettere sulle sfide vissute dai bambini provenienti da zone di conflitto. I bambini nei paesi in guerra perdono tutto: i loro giocattoli, le loro case, le loro comunità, la loro sicurezza. Tutto il loro mondo. Con la campagna “Cosa salveresti?”, Save the Children invita tutti a rispondere a questa domanda: “Cosa salveresti se fossi costretto ad abbandonare la tua casa a causa di una guerra?”. Durante il flashmob, degli attori che interpretano dei profughi sono comparsi tra la folla, con una valigia, dove raccogliere giocattoli, fotografie, vestiti e poco altro, e un’etichetta che racconta la storia di chi è costretto a fuggire. Ma quando scoppia una guerra c’è tanto altro che è impossibile da salvare: la sicurezza, un reddito, un posto dove giocare, ridere e imparare, qualcuno che combatta per i diritti di chi è costretto a fuggire. Per questo Save the Children c’è ed è presente nella risposta ai conflitti.

Save the Children è stata fondata per proteggere le bambine e i bambini coinvolti nei conflitti e ha oltre 100 anni di esperienza nel rispondere alle crisi in tutto il mondo. L’Organizzazione sostiene le famiglie in fuga dalla guerra fornendo cibo, acqua, kit igienici e servizi sanitari essenziali durante gli spostamenti. Crea spazi a misura di bambino nelle comunità e nei campi per offrire ai bambini spazi sicuri per giocare, riposare e imparare, mentre ricevono il sostegno emotivo di cui hanno bisogno per elaborare ciò che sta accadendo. L’Organizzazione collabora con i governi per rafforzare i servizi di protezione dell’infanzia e ridurre il rischio di sfruttamento, violenza di genere e reclutamento forzato da parte dei gruppi armati. Lavora, inoltre, con i partner per garantire che l’istruzione continui anche nelle emergenze, con accesso all’apprendimento per i bambini sfollati a causa dei conflitti.

 

Da Kherson a Gaza: le drammatiche testimonianze

Maryna*, 39 anni, di Kherson, è fuggita con la famiglia in un villaggio vicino a Mykolaiv, nel settembre 2022. Quando la famiglia è tornata a casa, in un villaggio della regione di Kherson, le finestre si sono frantumate e il marito di Maryna aveva perso i suoi mezzi di sostentamento a causa delle mine, ha raccontato Maryna: “Il terreno era più o meno a posto, ma la casa era distrutta. Quando siamo tornati qui, non c’era lavoro perché tutto era stato distrutto qui intorno. In estate hanno iniziato a riparare i macchinari che erano rimasti… così mio marito veniva pagato un tanto all’ora. Ora, in inverno, non ha lavoro e nessuno sa se in primavera ce ne sarà perché i terreni agricoli non sono stati sminati”.

Lo sfollamento può avere un impatto psicologico sui bambini e sulle loro famiglie, che si lasciano alle spalle i propri cari e tutto ciò che è familiare. La figlia di Maryna, Anna*, 12 anni, desiderava tornare a casa a Kherson: “La gente dice: Est o Ovest, la casa è la cosa migliore. Il villaggio in cui abbiamo soggiornato era un posto migliore e più curato. Avrete visto che qui non abbiamo nulla. Ma a casa si sta molto meglio. Qui abbiamo cani e gatti, le sono mancati molto. E anche la nonna e il nonno”.

“Vorrei studiare a scuola, in qualche modo, ma non a distanza. Parlare con gli insegnanti a scuola, con i bambini – in modo che ci sia comunicazione, che possa vedere gli amici. La mia amica vive lontano, vorrei parlarle. Ci parlo comunque, ma vorrei farlo di persona”, ha raccontato Anna*, che frequenta solo lezioni online perché è troppo pericoloso giocare all’aperto, a causa dei bombardamenti.

Shady*, 40 anni, agricoltore del nord di Gaza, è fuggito ad Al-Mawasi, nel sud di Gaza, con la sua famiglia quando i bombardamenti si sono intensificati. Ora vivono in una tenda. Una settimana dopo la partenza, è finalmente riuscito a procurarsi alcuni beni di prima necessità per i suoi figli, come coperte e vestiti, ma il clima freddo, la mancanza di cibo e le carenze igieniche sono una sfida.

“Ci siamo lasciati tutto alle spalle. Tutti i nostri beni, tutto ciò che possediamo, i nostri vestiti e le nostre lenzuola, tutto è rimasto indietro”, racconta Shadi. “Durante il giorno, nella tenda fa caldo. E quando arriva la notte, è freddo. Fa un freddo cane fino alle 7 del mattino. Stringiamo i nostri figli nei nostri vestiti per riscaldarci”.

Il video del flash mob e della campagna “Cosa salveresti?”: https://vimeo.com/915327782/e34a19fd59?share=copy

La pagina della campagna “Cosa salveresti?”: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/campagne/cosa-salveresti

 

Per sostenere l’intervento di Save the Children in emergenza:

https://www.savethechildren.it/dona-fondo-emergenze#form-start




Il generale Boni e il giornalista Gaiani presentano a Viterbo i loro libri sul conflitto in Ucraina

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO-Il generale Boni e il giornalista Gaiani presentano a Viterbo i loro libri sul conflitto in Ucraina mercoledì 17 gennaio, alle ore 17, nel foyer del Teatro Unione, in Piazza Giuseppe Verdi. “L’esercito russo che non abbiamo studiato” e “L’ultima guerra contro l’Europa”, scritti rispettivamente dal generale Maurizio Boni e dal direttore di Analisi Difesa Gianandrea Gaiani , rispondono al bisogno di approfondire e analizzare gli scenari geopolitici e nazionali.
Anche i viterbesi avranno l’opportunità di confrontarsi con due eminenti esperti analisti delle dinamiche belliche internazionali.
Gli autori, presenteranno i volumi dialogando con il pubblico sui temi più rilevanti del conflitto e sulle sue conseguenze.

La presentazione è stata organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Viterbo che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa e sarà moderato dalla giornalista Anna Maria Stefanini. Maurizio Boni, Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito (ris) è stato Vicecomandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato a guida inglese, Capo di Stato Maggiore del Corpo d’Armata di reazione rapida della Nato a guida italiana, Capo reparto Pianificazione e Politica Militare dell’Alliend Join Force di Lisbona. Ha comandato la Brigata Pozzuolo del Friuli, l’Italian Joint Force Headquartiers e il Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito; Capo ufficio Dottrina e Addestramento dello Stato Maggiore dell’Esercito e Vice-Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforce. È anche giornalista pubblicista e opinionista di “Analisi Difesa”, web magazine e svolge anche compiti di divulgazione su tematiche riguardanti le politiche militari e di difesa.

GIanandrea Gaiani, giornalista bolognese laureato ed esperto di storia contemporanea; dal 1988 si occupa di analisi storico- strategiche, studio dei conflitti e reportage nei vari teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, in Somalia, Iraq, Afganistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal 2000 dirige “Annali e Difesa”. Collabora con vari quotidiani, settimanali, università e istituti di Formazione militari ed è divulgatore e opinista per varie reti TV e radiofoniche. Dei suoi libri so ricordano, in particolare, “Iraq Afganistan, guerre di pace italiane”, “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e “L’ultima guerra contro l’Europa”. Consigliere per le politiche di sicurezza presso il Ministero dell’Interno dal 2018.




Ucraina, Regione: “Mai autorizzato iniziativa di Openhub già attivati approfondimenti del caso”

ROMA- In merito all’articolo uscito sul quotidiano Latina Oggi e ripreso da alcune agenzie di stampa, inerente l’iniziativa “Un ponte per la Pace”, che ha visto i ragazzi del liceo Meucci di Latina dialogare, in via telematica, con gli studenti del liceo Beregovoj di Lugansk, in Ucraina, e che ha scatenato polemiche per la presenza di alcuni filorussi all’evento, la Regione Lazio precisa quanto segue: «L’Amministrazione regionale, in passato e adesso sempre concretamente accanto alla popolazione ucraina, non ha mai direttamente autorizzato l’iniziativa in questione. Si tratta di un’iniziativa autonoma del soggetto Openhub, vincitore due anni orsono di una gara europea per realizzare attività di animazione territoriale nelle province del Lazio secondo un progetto esecutivo approvato dalla precedente Amministrazione. Poiché tale iniziativa è completamente dissonante con gli indirizzi regionali e non risulta condivisa con gli uffici, la struttura amministrativa si è già attivata per gli approfondimenti del caso».

 




Le forze russe distruggono la diga di Nova Kakhovka, aumentano le tensioni nella regione di Kherson

di REDAZIONE – L’esercito di Kiev e il ministero delle emergenze russo si accusano a vicenda riguardo alla distruzione della diga strategica di Nova Kakhovka, controllata dai russi. La situazione preoccupa per le conseguenze sull’approvvigionamento idrico e sulla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia.

L’incidente innalza le tensioni tra Ucraina e Russia mentre il Comando operativo sud di Kiev conferma l’esplosione della diga e il ministero delle emergenze russo nega il coinvolgimento delle forze russe.

La diga di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson controllata da Mosca, è stata distrutta in un’esplosione che ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza e sulle conseguenze per l’approvvigionamento idrico della Crimea annessa alla Russia. L’esercito ucraino, supportato dal Guardian e Ukrinform, ha accusato le forze di occupazione russe di aver fatto saltare in aria la diga strategica, mentre il ministero delle emergenze russo ha negato le accuse e ha suggerito che i bombardamenti ucraini abbiano causato danni alla struttura.

Secondo il Comando operativo sud di Kiev, la distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovka è stata confermata e attualmente si sta valutando l’entità dei danni, la velocità e il volume dell’acqua, nonché le possibili aree di allagamento. Nonostante l’incidente, i servizi continuano a funzionare e la situazione viene attentamente monitorata.

Il ministero delle emergenze russo ha sostenuto che la diga di Nova Kakhovka è stata “parzialmente distrutta” a causa di bombardamenti ucraini. Ha anche assicurato che non c’è pericolo per la popolazione della regione, sebbene abbia riconosciuto che alcuni meccanismi della diga sono stati danneggiati. Vladimir Leontiev, capo dell’amministrazione filorussa locale, ha affermato che le forniture idriche alla Crimea non dovrebbero essere interrotte, nonostante la situazione.

Tuttavia, secondo una fonte dell’emittente statale ucraina Suspilne, la centrale idroelettrica di Kakhovka è stata completamente distrutta a seguito dell’esplosione della sala macchine, rendendola irriparabile. La società statale Ukrhydroenergo, responsabile della gestione di numerose centrali idroelettriche nella regione, ha riferito che i danni alla diga potrebbero avere conseguenze negative sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma ha assicurato che la situazione è sotto controllo.

L’operatore nucleare ucraino Energoatom ha confermato che la centrale nucleare temporaneamente occupata di Zaporizhzhia è attualmente sicura, nonostante la diminuzione dei livelli d’acqua nel bacino idrico.




Civita Castellana: la seconda edizione di Halaesus

Civita Castellana – La seconda edizione di Halaesus sta riscuotendo un buon successo ed è pronta ad ospitare gli ultimi quattro appuntamenti, che si terranno nei prossimi due fine settimana.
Venerdì 5 maggio alle ore 18.30 nella sala conferenze della Curia sarà ospite della rassegna culturale l’ex parlamentare, oggi scrittore, Alessandro Di Battista. Tema dell’incontro sarà il suo reportage “L’altra parte – dopo oltre un anno di guerra in Ucraina”, inchiesta sviluppata sul campo dall’autore che ha attraversato la Russia affrontando il tema della guerra da un punto di vista “altro”.
“Abbiamo invitato a prendere parte alla rassegna Halaesus il conterraneo civitonico Alessandro Di Battista – afferma l’assessore Giovanna Fortuna -, il quale si è reso subito disponibile a supportare questo progetto volto a valorizzare tutti gli autori, gli studiosi, gli artisti, che hanno avuto e hanno legami con il nostro territorio”. Una rassegna aperta a tutti senza distinzioni di alcun tipo”.
Il calendario di eventi proseguirà con un concerto sabato 6 maggio alle ore 21 nella chiesa cattedrale, dove il baritono Danilo Paludi guiderà il pubblico in un viaggio intercontinentale tra secoli e tradizioni della musica intitolato “Mistero Buffo”. Venerdì 12 maggio alle ore 18, sempre nella sala della Curia vescovile, in programma un “Viaggio multimediale alla scoperta delle vie cave dell’Agro Falisco” accompagnati da Luca Panichelli. Halesus chiude sabato 13 maggio con l’escursione dal titolo “Camminando nella storia tra necropoli, via cave e falisci in carne ed ossa”, sempre con Luca Panichelli e con Alessio Grandicelli, che curerà una piccola rievocazione storica per far tornare i partecipanti indietro nel tempo (a partire dalle ore 9:00).




Zelensky chiede al mondo di reagire al video dell’orrore dei soldati russi

di REDAZIONE-

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha lanciato un appello ai leader internazionali dopo la diffusione sui social di un video che mostra due militari ucraini decapitati da soldati russi. Il video, che ha scosso l’opinione pubblica, sembra essere stato registrato in una zona di confine tra i due Paesi, dove da anni si combatte una guerra non dichiarata.

“C’è qualcosa che nessuno al mondo può ignorare: con quanta facilità queste bestie uccidono. Questo è un video della Russia così com’è. Questo non è un incidente. Questo non è un episodio. E’ successo migliaia di volte. Tutti devono reagire. La sconfitta del terrore è necessaria”, ha scritto Zelensky sui suoi profili social.




Ucraina: Save the Children, milioni di bambini affronteranno la fame

Milioni di bambini in tutto il mondo potrebbero dover affrontare una fame devastante se l’Iniziativa per il grano del Mar Nero, un accordo siglato dalle Nazioni Unite nel luglio 2022, non verrà rinnovato entro il 18 marzo, ha dichiarato oggi Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro – all’indomani dell’incontro del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres con il Presidente ucraino Zelensky per discutere dell’accordo.

Con l’intensificarsi della guerra nel febbraio dello scorso anno, le rotte di esportazione dall’Ucraina si sono bloccate quando le navi da carico non hanno potuto lasciare i porti del Mar Nero, facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari e minacciando la vita di milioni di bambini nei Paesi dell’Africa e del Medio Oriente che dipendono dai cereali di base.

L’Ucraina è uno dei primi cinque esportatori mondiali di cereali e circa 25 Paesi africani importano più di un terzo del grano dalla Russia o dall’Ucraina. L’accordo sta attualmente consentendo agli alimenti di raggiungere le catene di approvvigionamento globali, alleggerendo i prezzi dei prodotti alimentari e permettendo ai cereali di base di raggiungere i bambini più vulnerabili.

“L’Iniziativa del Mar Nero deve essere prorogata oltre marzo. Questo accordo sul grano è un’ancora di salvezza per milioni di bambini che devono affrontare una crisi alimentare devastante, accelerata dal conflitto. Se non si agisce ora, la situazione sarà catastrofica per i bambini di tutto il mondo e potrebbe costare migliaia di vite umane”, ha dichiarato Nana Ndeda, Humanitarian Advocacy and Policy Lead di Save the Children.

“La peggiore crisi alimentare globale degli ultimi decenni sta mettendo a rischio la vita di milioni di bambini, e ulteriori interruzioni delle forniture alimentari e aumenti dei prezzi rischiano di peggiorare drammaticamente la situazione. Oltre 800 milioni di persone stanno affrontando la fame a livello globale, e i bambini stanno già perdendo la vita”.




Protesi in dono per i soldati ucraini che hanno perso le gambe in combattimento

VITERBO – L’incontro con Giuseppe Paris, il fisioterapista che ha donato le protesi ai feriti ucraini e promotore del progetto Abbracciamo l’Ucraina.

A fine gennaio la Sindaca Frontini e il consigliere Paolo Moricoli hanno avuto il piacere e l’onore di ricevere in Comune, la visita di Sergej e Igor, due soldati ucraini con una gamba ciascuno, accompagnati dalle relative consorti, insieme a Giuseppe Paris, promotore del progetto Abbracciamo l’Ucraina e titolare del Centro protesi ortopediche di Viterbo che negli ultimi mesi ha seguito e soprattutto donato delle protesi ai ragazzi dopo essersi gravemente feriti in guerra.

“Sono rimasta estremamente colpita dallo spirito di generosità di Giuseppe che ha deciso di intraprendere un progetto così impegnativo” – ha commentato la Sindaca Chiara Frontini.

Quattro ragazzi arrivati in città grazie all’associazione ucraini di Viterbo e della quale ospitalità si è fatta carico la delegazione Rieti – Viterbo del Sovrano Ordine di Malta, ragazzi rimasti gravemente feriti e ai quali lo stesso Paris ha impiantato le protesi e che poi li seguirà nella terapia.

“Non è sempre facile ricoprire l’incarico di amministratore comunale, spesso, però, capita di fare degli incontri speciali” – commenta il consigliere delegato alla fraternità Paolo Moricoli – “si incontrano realtà e persone che arrivano al cuore, che ti fanno sentire orgogliosi di appartenere ad una comunità come quella viterbese”.

“La solidarietà a Viterbo è molto forte” – prosegue la Sindaca “ringrazio il consigliere Paolo Moricoli e Tiziano Ionta per avermi fatto conoscere un’iniziativa così importante. Sarà nostra cura supportarla per quanto possibile e diffondere la notizia alla cittadinanza, perché è motivo di orgoglio per la città e un esempio per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, coetanei dei giovani ucraini feriti”.




Ringraziamento Post Spettacolo di Natale Unicef: Emergenza Ucraina

“A proposito dello Spettacolo Unicef del 16/12/2022 Vi informo che la preghiera declamata del prof. De Angeli Leonardo ha avuto molto successo.

Ho ricevuto varie telefonate di persone che volevano il testo.

“Ninna nanna de la guera” è una canzone/preghiera in versi scritta da Trilussa nell’ottobre del 1914 all’inizio della prima guerra mondiale, voluta da Gujermone (Guglielmo II di Germania, imperatore di Prussia e Germania) e Ceccopeppe (Francesco Giuseppe I d’Austria, chiamato così in Italia).

Questa poesia è molto attuale.

«Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civiliNinna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

 

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!»

 

Come ho descritto lo spettacolo Unicef del 16/12/2022 per omaggiare la bravura della palestre, ora vi espongo il contenuto di ciò che gli spettatori hanno ascoltato dalla presentatrice sul lavoro che l’Unicef fa in questo luogo di sterminio, che noi vediamo solo in televisione.

È importante infatti sapere in modo chiaro ed articolato come è organizzato l’Unicef.

L’Unicef è il Fondo delle Nazioni Unite (O.N.U.) – sezione per l’infanzia.

La sua missione è contribuire alla sopravvivenza, alla protezione ed allo sviluppo delle potenzialità di ogni bambino e bambina con cure per quelli più fragili.

La sua azione si ispira ai valori della convezione O.N.U. sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della carta delle Nazioni Unite e dei principali trattati dei diritti umani.

L’Unicef è stato creato, cooperando con altri, a superare gli ostacoli che povertà, violenza, malattie e discriminazioni impongono alla vita di un bambino.

L’Unicef Internazionale si articola in 7 uffici regionali, 150 uffici sul campo e 8 sedi Internazioni tra le quali la sede globale di New York e quella per l’Europa a Ginevra.

C’è un Consiglio di Amministrazione formato da 46 Stati membri il cui Direttore Esecutivo è la dott.ssa Catherine Russell, la quale, con il suo team, indica le linee strategiche dell’organizzazione.

Nel 1965 l’Unicef è stato insignito del Premio Nobel per la Pace, in difesa dei diritti umani nei conflitti armati.

L’Unicef Italia, Comitato Italiano per l’Unicef – Fondazione Onlus, è nato nel 1974 ed è uno dei 33 comitati nazionali presenti nei Paesi donatori che lavorano con un accordo di cooperazione con l’Unicef Internazionale.

Il compito è raccogliere fondi per sostenere programmi che l’Unicef realizza nei Paesi in via di sviluppo e sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Per raggiungere questi obiettivi c’è una struttura professionale ed una rete di migliaia di volontari su tutto il territorio nazionale.

Da mesi la guerra in Ucraina sconvolge la vita di oltre 7,5 milioni di bambini.

L’UNICEF, grazie al sostegno dei donatori, sta facendo tutto il possibile per raggiungerli e proteggerli, ovunque si trovino.

Nelle città assediate e bombardate, l’UNICEF porta loro cibo, acqua, cure mediche e assistenza di ogni genere, attraverso gli oltre 186 operatori organizzati in squadre mobili in grado di arrivare in ogni punto del Paese.

Alle frontiere, lungo le rotte di fuga, ci sono i Blue Dots, i punti blu dell’Unicef che accolgono i bambini e la popolazione in spazi su misura per loro, dove essi trovano cure e protezione. Questi sono i rifugiati.

I bambini soprattutto arrivano spesso soli e separati dai genitori e pertanto più esposti ad ogni forma di violenza e sfruttamento.

Bisogna aiutare a costruire più Blue Dots alle frontiere perchè in questi luoghi di raccolta c’è il 90% di donne e bambini, i quali però sono esposti a molti rischi come il traffico di esseri umani e la violenza in genere.

L’Unicef ha realizzato questi Blue Dots come aree di conforto, dove gli educatori aiutano anche i bambini a superare tutti i traumi dovuti a viaggi tra le bombe senza sicurezza di ogni tipo.

Anche in Italia ci sono due Blue Dots alla frontiera di Trieste e Udine.

Bisogna fare una distinzione tra rifugiati (di cui abbiamo parlato) e sfollati, persone all’interno del Paese che fuggono senza una meta precisa sfuggendo alle bombe ed alla distruzione generale.

Essi, spinti dalla paura, fuggono dai loro luoghi di origine passando da un luogo ad un altro per difendersi dalla distruzione della guerra, ma molti di questi diventeranno rifugiati.

Le vere vittime delle guerre dei grandi sono proprio i bambini i quali vengono mandati via dai genitori “quasi lanciati al di là del muro di filo spinato”, perché tutto per i genitori è meglio di quello che c’è dalla parte della guerra, perché almeno dall’altra parte, con la pace, è ancora viva una speranza.

Quindi molti bambini sono rifugiati ed accolti dai centri di Blue Dots dell’Unicef dove vengono curati e sfamati, ma i loro bisogni umanitari si moltiplicano di ora in ora con l’intensificarsi dei combattimenti.

Come già detto, oltre 7 milioni di bambini in Ucraina sono rifugiati ma anche costretti a fuggire in cerca di sicurezza e protezione.

La direttrice esecutiva dell’Unicef Catherine Russell e l’Alto Commissario O.N.U. per i rifugiati Filippo Grandi ricordano che nell’ultima settimana più di 1 milione di bambini rifugiati sono stati costretti a fuggire da soli dall’Ucraina per salvarsi la vita.

La Russell e Grandi sottolineano importanza di far ricongiungere i bambini ai loro genitori quando si rintracciano e quando è possibile, altrimenti si ricorrerà all’affido temporaneo, ma sicuramente non saranno abbandonati.

Quindi l’accorato appello dei dirigenti Unicef è la protezione e l’accudimento dei minori in fuga non accompagnati e separati dai genitori e successivamente la ricollocazione con programmi specifici nelle famiglie di origine qualora si ritrovino.

Per tutto ciò ci vuole molta solidarietà tra le varie organizzazioni umanitarie.

Dobbiamo comunque dire che dopo quasi 10 mesi di guerra, la vita dei bambini ucraini è sempre più a rischio, intrappolati o sfollati nel paese, in fuga o rifugiati nel paese di arrivo.

Più di 14,3 milioni di persone sono in fuga, in maggioranza madri e bambini, considerando 6,5 milioni di sfollati nel paese e oltre 7,8 milioni di rifugiati nel paese di arrivo.

Niente è risparmiato dagli attacchi militari. Ospedali, maternità, pediatrie, scuole ed orfanotrofi sono sotto il fuoco delle armi pesanti, attacchi missilistici e intensi combattimenti, insieme a case, rifugi e infrastrutture essenziali.

Gravi le violazioni del Diritto Internazionale Umanitario segnalate contro i civili, tra cui donne e bambini.

Il confinamento nei rifugi, lo sfollamento e la fuga delle famiglie in tutto il paese aggravano i rischi di epidemie di morbillo, polio, colera e altre malattie infettive come il COVID-19. Mentre crescono le preoccupazioni per l’inverno, l’impatto della guerra rischia di causare una crisi nutrizionale e alimentare di portata globale ancora maggiore.

Più di 27,4 milioni le persone che necessitano assistenza umanitaria: 7,2 milioni sono bambini sotto i 18 anni, di cui 3,3 milioni all’interno dell’Ucraina sconvolta dalla guerra.

L’Unicef è presente nel Paese attraverso 47 team mobili che svolgono una prima assistenza e forniscono beni di prima necessità e servizi psicosociali a bambini e famiglie ed ha già distribuito 2.000 tonnellate di aiuti umanitari, tra kit di primo soccorso, kit medici, medicinali e coperte.

IN QUESTO PERIODO ESISTE ANCHE L’EMERGENZA FREDDO!

3,3 milioni di bambini in Ucraina rischiano di morire di freddo

Molti bambini stanno affrontando l’inverno senza riscaldamento a causa della mancanza di gas ed energia elettrica.

Anche una coperta calda salvavita è utile per affrontare l’inverno.

Le temperature rigide e i continui black-out stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza di milioni di persone.

Per affrontare l’inverno, nella città di Bucha, ad esempio, sono state allestite 11 strutture riscaldate dove la popolazione si rifugia per trovare conforto e ricevere coperte, cibo e bevande calde.

La popolazione viterbese è molto generosa verso l’Unicef e sensibile ai problemi  per l’infanzia.

Anche questo spettacolo ha come finalità la raccolta fondi per i bambini dell’Ucraina.

Questa formula educativa di spettacolo “Children for Children”, i bambini per i bambini, è molto importante perché fa conoscere i problemi di chi vive nella guerra e nella povertà e rende sensibili coloro che si esibiscono aiutando i loro simili.

Prof.ssa Antonia Carlini
Delegata Spettacoli Unicef Viterbo




Il presidente ucraino Zelensky al Congresso USA

di Redazione –

Standing ovation e lunghi applausi accolgono il presidente ucraino Zelensky al Congresso americano.

Di fronte alle “primitive tattiche” russe e “contro ogni probabilità, l’Ucraina non è caduta ma vive e combatte”: “non ci arrenderemo mai”.
E questo anche grazie al sostegno “essenziale” degli Stati Uniti: “voglio ringraziare gli americani” e dire loro che gli aiuti concessi a Kiev “non sono beneficienza ma un investimento nella sicurezza globale e nella democrazia”.

Con queste parole un emozionato presiedente ucraino ringrazia gli Stati Uniti d’America per il sostegno ricevuto e per la loro vicinanza, proseguendo poi la serie di incontri iniziati con la Speaker della camera Nancy Pelosi e la vicepresidente Kamala Harris.

Zelensky  ha ribadito la ferrea volontà di non arretrare davanti alla vile e feroce aggressione della Russia, sicuro che grazie all’impegno del popolo ucraino e al sostegno degli stati amici riuscirà a trionfare.




Feriti due giornalisti in Ucraina

Due giornalisti italiani, Claudio Locatelli e Niccolò Celesti hanno denunciato di essere stati oggetto di un “attacco intenzionale” da parte dei russi a Kherson, ma sono riusciti a mettersi in salvo. I due giornalisti erano rimasti bloccati sotto tiro a causa di un colpo che aveva danneggiato la loro auto, ma sono poi riusciti a mettersi in salvo.
Fortunatamente le ferite sono lievi, secondo quanto ha spiegato in un video il reporter Claudio Locatelli: “Avessi aperto la porta sarei senza una gamba o peggio” – ha affermato. Locatelli sempre nel video aggiunge: “L’attacco è’ stato intenzionale, la macchina era ben segnalata. Il tiro proveniva dalla sponda oltre il Nipro, lì dove si trova l’esercito russo. Sparare sulla stampa non ha scuse. Stiamo bene per fortuna”.




La guerra dell’Ucraina fa crollare il sogno dell’occidente

Genzano di Roma (RM) –

per la giornata conclusiva del Festival internazionale della filosofia in corso ai Castelli Romani, domani si terrà l’incontro dedicato alla guerra in Ucraina e al turbamento di un conflitto che brucia nel cuore dell’Europa: un passaggio sulla cronaca che non poteva mancare in una manifestazione culturale dedicata al pensiero. A tenerla il filosofo e docente di Teoretica all’università Tor Vergata di Roma, Luigi Antonio Manfreda. L’appuntamento è a Genzano, alla Biblioteca comunale, alle 17.

“Parto dal senso di smarrimento di fronte all’aggressione russa e alla guerra che abbiamo alle porte e in cui siamo coinvolti. Vedere massacri, fosse comuni è un fatto che ha provocato turbamento. Dalla II guerra mondiale- ha spiegato il professor Manfreda- abbiamo vissuto un periodo di pace, a parte l’esperienza della Jugoslavia, rimossa dalla coscienza collettiva, e mi sono chiesto che tipo di atteggiamento abbia la coscienza europea nei confronti della guerra a partire dall’ idea che l’Occidente ha di se stesso e del conflitto armato”.
Il ragionamento e l’analisi che il filosofo presenterà in questo incontro pubblico, passando per Max Weber, Thomas Mann e Simone Weil, è che l’idea europea che il conflitto armato e la violenza potessero essere sublimati nell’evoluzione della civiltà, nello sviluppo scientifico e morale, nel mercato economico, si rivela oggi “un’illusione. Illusorio è pensare- spiegherà Manfreda- che abbiamo superato la fase primitiva del conflitto armato, violento e sanguinoso che ritenevamo appartenesse ad altre parti del pianeta, ad altre società. Questa guerra ha smentito tutto”.
La lezione porterà a un naturale dibattito tra pacifisti e sostenitori di questo conflitto. “Non sono tra quelli che definiscono gli occidentali cattivi e distruttivi, c’è una parte di verità ma è puerile definirci noi come i cattivi così come lo è non produrre armi mentre Russia e Cina continuano ad armarsi e non sono democrazie: mi pare una lettura del mondo alla Walt Disney. C’è una bella differenza tra un dittatore e un Parlamento”, ha aggiunto il filosofo che quindi inviterà a fare i conti con la realtà e con le pagine più dure che la cronaca del conflitto ci consegna, ricordando quelle parole di Simone Weil: la forza è una componente che sempre ritorna nella storia, e se uno la possiede finisce sempre con l’usarla. E’ la fine dell’illusione e l’inizio di un nuovo modo realistico e sincero di fare i conti con la guerra e la violenza.
Lo farà la filosofia domani, alla Biblioteca comunale di Genzano, alle 17.00



Aumentano i casi di influenza, Iss: “943mila colpiti negli ultimi 7 giorni”

In aumento i casi di influenza. Secondo la rete di sorveglianza InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana sono stati 943mila gli italiani colpiti da sindromi simil-influenzali. In totale, dall’inizio della stagione, sono oltre 3,5 milioni le persone contagiate.

I contagi colpiscono in prevalenza i bambini al di sotto dei 4 anni: in questa fascia di età si registrano 50,16 casi per mille. Elevati anche i tassi nella fascia tra 5 e 14 anni, pari a 29,29 per mille. Incidenza pari a 13,16 casi per mille nella fascia 15-64 e 6,44 casi per mille negli over-65. In quasi tutto il Centro-Nord l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è classificata come ‘molto alta’. La presidente della Società italiana di Pediatria, Annamaria Staiano ha lanciato l’appello: “Se non lo si è fatto ancora non si perda tempo: questo è il momento giusto per vaccinare il proprio bimbo, anche se senza patologie croniche o fragilità. Ricordiamo che la vaccinazione è particolarmente raccomandata per tutti i bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni, e per tutti i soggetti di ogni età con patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza”.




A Bolsena la presentazione del volume “Invasioni russe. Polonia 1939 – Ucraina 2022” di Michele Nobile

BOLSENA ( Viterbo) – Si terrà a Bolsena sabato 10 dicembre alle ore 16.30 presso l’Auditorium comunale in piazza Matteotti la presentazione del libro di Michele Nobile Invasioni russe. Polonia 1939 – Ucraina 2022, Massari editore. Presiede l’incontro Antonella Marazzi e intervengono Antonio Quattranni  e Roberto Massari.

Il nuovo libro di Michele Nobile – una delle principali teste teoriche esistenti in Italia, ma non riconosciuto «ufficialmente» tale perché fuori dalle accademie, dalla televisione, dai partiti e dai giornali – affronta la ricostruzione storiografica ed economica delle conseguenze del Patto Hitler-Stalin siglato nell’agosto 1939, che permise la duplice invasione della Polonia e l’inizio della Seconda guerra mondiale. Traccia poi  alcune analisi molto attuali sulle motivazioni dell’imperialismo russo nel reprimere i pochi Stati dell’ex Urss in cui può permetterselo, spiegando che la logica è sempre la stessa: il sogno dittatoriale di ricreare l’Impero euroasiatico dell’epoca zarista.

Un libro che attacca duramente la «sinistra reazionaria», cioè quella parte della ex sinistra che si è schierata contro la Resistenza ucraina. Quindi un libro polemico che affronta un tema d’attualità politica fornendo tutte le analisi indispensabili sul piano storico, economico, politico e anche militare.

Fin dai primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina, Michele Nobile, il polacco Zbigniew Kowalewski, l’argentino Horacio Tarcus, il francese Michel Antony, Antonella Marazzi e Roberto Massari avviarono su Utopiarossa.blogspot.com una campagna d’informazione sui precedenti storici di tale invasione: come l’Ucraina avesse patito sotto lo zarismo, poi sotto il bolscevismo, sotto lo stalinismo (il genocidio noto come holodomor), il breznevismo e infine sotto l’imperialismo del regime putiniano, nonostante l’indipendenza conquistata nel 1991.

In appendice, un testo polemico di Massari sul neutralismo pacifista che in realtà concede una copertura all’aggressione di Putin e una spiegazione del termine da lui coniato di «hitlero-comunismo» per coloro che sostengono tutte le aggressioni russe, comprese quelle sovietiche fatte in alleanza col nazismo.




A Viterbo il convegno “La Crisi energetica alla luce del Nuovo Ordine Mondiale, un equilibrio complesso”

VITERBO – Domenica 27 novembre alle ore 10.30, si svolgerà a Viterbo nella Sala Consigliare dei Cavalieri Malta, Palazzo Santoro, via Giuseppe Verdi 4, un convegno dove verranno analizzate le problematiche legate alla guerra in Ucraina, e i nuovi bilanciamenti geoeconomici. 

L’evento è organizzato dal Rotaract Bolsena e Ducato di Castro – presieduto dal Dott. Leonardo Castellani – in interclub con altri club rotarct, e patrocinato dal Comune di Viterbo, dalle Commissioni Pubblico Interesse e Azione Professionale Rotaract distretto 2080, dai Cavalieri Malta, e dal Rotary padrino. Saranno relatori lo storico e giornalista Fabio Marco Fabbri, la consulente finanziaria Gemma Mastrantoni, l’economista Mattia Sica e il generale Nato Giuseppe Morabito. Fabbri e Morabito hanno una consolidata “cooperazione conferenziera” in quanto sono spesso invitati a esporre le loro analisi sia in ambito di meeting, anche internazionali, che in trasmissioni televisive, ed in molte occasioni hanno analizzato la questione ucraina, esprimendo sovente anche ipotesi di risoluzione della guerra in atto. Nell’incontro di domenica 27, Fabbri tratterà delle cause della crisi ucraina, punta dell’iceberg di un sistema geostrategico fallito da tempo, allargando l’analisi oltre il continente europeo nell’ottica del nuovo “riassetto mondiale” o Nuovo Ordine Mondiale. Mastrantoni e Sica analizzeranno gli sviluppi dei mercati finanziari e la crisi energetica nel quadro dei nuovi stress socio economici. Morabito tratteggerà una convergenza tra Mosca e Taipei e la complessità di questa “proporzione”.

Il Rotaract è una associazione filantropica che nasce con lo scopo di “formare“ i futuri rotariani.  Lo spirito dei club è quello di operare al fine di porre l’essere umano al centro della propria attenzione, con uno sguardo all’ambiente e alla solidarietà.

L’entusiasmo e la propensione al service sono solo due delle caratteristiche che rendono il Rotaract un’associazione di giovani donne e uomini che mettono il loro tempo e la loro professionalità al servizio del prossimo. Anche quest’anno il Rotaract club Bolsena e Ducato di Castro è impegnato nel rispondere alle necessità materiali e sociali della propria comunità e questa volta l’obiettivo è quello di coinvolgere i soci rotariani e non, in una conferenza su un tema di scottante attualità e le cui implicazioni risultano di pubblico interesse, con l’obiettivo di dissipare le dense nebbie che avvolgono certi eventi di carattere quasi globale.




Azione Viterbo, il 5 novembre, a Milano con Calenda per sostenere l’Ucraina

VITERBO – Riceviamo da Giacomo Barelli (Segretario provinciale di Azione Viterbo) e pubblichiamo: “Ci saremo anche noi di Azione provinciale di Viterbo a Milano Sabato prossimo. con Calenda per sostenere dell’Ucraina, il 5 novembre ci troveremo alle ore 16 all’Arco della Pace a Milano per esprimere sostegno al Governo e al popolo ucraino, senza riserve e senza ambiguità.

L’Ucraina è stata aggredita dalla Russia con lo scopo non solo di cambiarne con la forza il Governo, ma addirittura di cancellare l’identità storica del Paese.

Per trovare precedenti di questo tipo bisogna risalire agli anni Trenta del secolo scorso: l’aggressione di Putin non riguarda solo gli Ucraini, ma anche tutti i popoli che hanno a cuore la loro libertà. Perché è in atto il tentativo esplicito di modificare l’attuale equilibrio geopolitico a favore di un nuovo equilibrio guidato da Paesi non democratici, da democrature o peggio ancora da dittature. In gioco c’è molto altro, c’è il futuro stesso delle democrazie liberali, delle nostre democrazie e delle nostre libertà.
Lasciare mano libera a Putin, non sostenendo l’Ucraina con tutti i mezzi possibili, significherebbe infatti avvallare la possibilità da parte del più forte di violare ogni regola di convivenza fra i Paesi. Umiliando l’Ucraina e aprendo così la strada ad ulteriori aggressioni e tragedie ancora più grandi.
Condannare l’aggressione di Putin ed esprimere solidarietà all’Ucraina negandogli allo stesso tempo la possibilità di difendersi è pura ipocrisia. Se Putin ferma le armi si può aprire un negoziato, se Zekenski rimane senza armi sparisce l’Ucraina. Solo un forte sostegno politico, economico e anche militare può quindi aprire la strada ad un negoziato serio.
Se oggi qualche spiraglio di dialogo comincia ad apparire è solo perché l’Ucraina, oltre al coraggio e alla capacità di sopportare sofferenze inenarrabili del suo popolo, ha potuto ottenere il supporto occidentale indispensabile a rimanere in piedi.

Per questo, con la manifestazione del 5 novembre, vogliamo ribadire l’esigenza che l’Italia continui senza incertezze il proprio sostegno all’Ucraina e la necessità di un grande sforzo diplomatico per una soluzione del conflitto basata sul presupposto che non ci può essere pace senza giustizia e libertà”.