Natura e storia in terra vulcente e il grande papa che abbelli’ la Tuscia (seconda parte)

di DANIELA PROIETTI-

VITERBO- Il silenzio. Rotto soltanto dallo scorrere delle acque. Le nuvole si spostavano quiete, andando lentamente ad unirsi alle proprie e imponenti sorelle. Verso ovest il cielo stava assumendo sfumature violacee, facendo presagire l’arrivo di un violento temporale che avrebbe compromesso la nostra visita. In quella zona, la Maremma ti avvolge. Srotola i suoi tappeti giallo paglierino, senza permettere al verde di prevalere.

Sullo sfondo alcuni gruppi collinari interrompono la noia della pianura, che si fa più ostinata man mano che si avvicina al litorale. La lunga e diritta striscia color antracite taglia i campi con precisione certosina, e i granuli dell’asfalto producono un rapidissimo cicaleccio mentre subiscono la corsa degli pneumatici.

Dalla Castrense per arrivare a Vulci si impiegano una manciata di minuti. Si svolta poco dopo aver superato una località che non smentisce il valore storico della zona, Musignano.

La residenza Bonaparte di Musignano

Luciano Bonaparte, Principe di Canino e Musignano, in quest’ultimo, aveva una residenza in cui amava vivere e, nelle campagne circostanti, adorava passeggiare.

La villa, ora di proprietà dei Principi Torlonia e impossibile da visitare, un tempo convento fortezza, sorgeva in prossimità di un bosco di querce scolari in cui il principe restava con piacere. Intorno ai sessantacinque anni, mentre si spostava, probabilmente a passi “tardi e lenti” , come amava declamare il Petrarca, recitando i versi della Gerusalemme Liberata del Tasso, il componimento che più apprezzava, ebbe un mancamento che lo portò, soltanto un mese dopo, alla morte.

Siamo arrivati a Vulci nel tardo pomeriggio di un giorno di fine estate. L’aria era piuttosto calda e umida, e il sole era sapientemente nascosto dietro alle sue rivali bianche.

L’ultima volta che avevo visitato il territorio di quella che fu una delle città etrusche più note, avevo ancora i bambini piccoli. Visitammo con attenzione tutto ciò che ci fu possibile, e scattammo delle bellissime foto mentre il vento ci scompigliava i capelli.

In passato, a Vulci, c’ero stata tante volte. Il ricordo più incisivo che serbo in me, è l’attraversamento del ponte.

Il Ponte del Diavolo

Una vera opera di alta ingegneria, se pensiamo che si erge sul fiume Fiora, che separa le terre appartenenti ai comuni di Canino e di Montalto di Castro, sin dall’epoca dei nostri progenitori.

In realtà, l’elevata costruzione è frutto di varie fasi costruttive, la più antica delle quali si deve, appunto, agli Etruschi. Questa corrisponde a due piloni in blocchi di tufo rosso posizionati nella parte più bassa e che poggiano direttamente sull’alveo del fiume.

 La struttura del Ponte del Diavolo, il cui nome è dovuto a una credenza medioevale, secondo la quale il maligno, e lui soltanto, sarebbe stato in grado di costruire una struttura dalla volta così alta e ampia in una sola notte, venne variata durante il I secolo dopo Cristo, in piena epoca romana, per poi essere di nuovo modificata aggiungendole strutture difensive collegate al possente edificio che stava sorgendo, il Castello della Badia.

Il Ponte della Badia, questo l’altro suo nome, in epoca etrusco romana era a seguito di una delle vie di comunicazione più sfruttate nell’Etruria interna. Distante poche centinaia di metri, vi era la Porta Nord di Vulci.

L’arcata del ponte è particolarmente pronunciata e, sporgendosi dal parapetto, la vista sul quel fiume, con l’acqua che si infrange sui massi incastonati nel suo letto, vincola a sé  un forte carico di emozioni.

Il fluire dell’acqua, non sempre regolare, provoca un suono che rompe, in maniera tenue e piacevole il silenzio che regna in quel luogo così carico di testimonianze del passato ma tanto scarno di vita.

Durante il medioevo venne costruita la fortezza che svetta sul lato sud occidentale del corso d’acqua. Dalla sua torre era possibile controllare sia la via che il territorio che sorgeva attorno.

Il nobile edificio è semi circondato da un fossato pieno d’acqua.

Il castello della Badia

La storia narra che, agli albori del IX secolo, una rocca sorse in prossimità dell’abbazia benedettina dedicata a San Mamiliano. Al suo interno pare vi fossero anche i monaci che furono, in quei secoli bui, l’unico barlume di cultura. Anche le popolazioni locali trassero benefici e protezione dalle incursioni che venivano praticate sia per terra che per mare.

A partire dal XII secolo diverse e potenti famiglie, come gli Aldobrandeschi e i Di Vico,  nonché il comune di Orvieto, iniziarono a interessarsi alla proprietà e alle terre circostanti, questo fu il motivo per cui le difese furono alzate.

I Farnese, signori assoluti di questi spazi, ne furono proprietari dal 1430 quando fu assegnato a Ranuccio e per i due secoli che seguirono. Successivamente diventò dimora occasionale per Papa Paolo III. Il pontefice fece edificare il corpo centrale, quello che oggi occupa l’importante Museo Archeologico Etrusco di Vulci.

Dopo al caduta del Ducato di Castro, nella metà del XVII secolo, la struttura andò ad arricchire i già prosperi possedimenti della Camera Apostolica; poi, nel 1808, fu il già largamente citato Luciano Bonaparte che ne divenne proprietario, assieme alla tenuta di Canino e Musignano di cui faceva parte.

Neanche cinquant’anni dopo fu acquistato dal principe Alessandro Torlonia. Nonostante il nuovo proprietario l’intero complesso attraversò un lungo periodo di decadenza e abbandono. Venne quasi esclusivamente utilizzato come dogana pontificia, che sorgeva sul confine tra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana. In seguito all’Unità d’Italia, non esistendo più  ragion d’essere, fu abbandonato. Circa mezzo secolo fa, successivamente all’interessamento dei Beni Culturali, divenne  sede del museo.

Siamo entrati all’interno della sala museale. Abbiamo scoperto non soltanto la presenza di numerosi reperti archeologici di grande valore ma, anche, un ambiente suggestivo in cui spicca una bellissima corte e la torre.

La corte del Castello della Badia

Siamo saliti per le poche scale che ci separavano dal primo piano. La rampa era rischiarata dalla luce dei raggi di un sole oramai basso.

Siamo usciti di fuori. Ho rivisto il muretto che ha fatto da sfondo ad una delle foto più belle che ho dei miei figli.

Erano piccoli, e i loro capelli si muovevano a causa del vento che ci tormentò tutto il pomeriggio. Lorenzo poggiava il gomito all’estremità del parapetto, il suo viso era impegnato in un’espressione che metteva in luce i suoi occhioni scuri. Francesca teneva in braccio Ludovica, con le guance quasi a toccarsi tra loro.

Ce ne siamo andati da Vulci, lanciando un ultimo sguardo ai cavalli che si muovevano con passo pigro nei campi della Maremma.

L’ambiente selvaggio ci ha portato alla mente, una volta ancora, il Domenichino, quel brigante ricordato per il suo particolare senso della giustizia e a cui è stato intitolato anche l’ultimo tratto del sentiero che, attraversando la Selva del Lamone, conduce nel territorio vulcente.

Risaliti in auto, abbiamo puntato le ruote verso la cittadina di Canino, sapevamo di avere ancora molto da vedere e tanta storia da ascoltare.

Mi sono sempre chiesta da dove derivasse il particolare nome di questo paese. La risposta ci ha ricondotti nel luogo dal quale ci eravamo appena mossi.

L’esterno del castello

La “gens Caninia”, una delle più importanti e nobili famiglie di Vulci, diede il nome a quel territorio che di lì a poco avremmo raggiunto. In epoca preromana, su quelle terre, sorse un piccolo villaggio agricolo, un pagus.

Negli anni in cui la potente città etrusca stava andando verso una fase di declino a causa delle invasioni romane e saracene, coloro che la popolavano decisero di spostarsi verso il nuovo insediamento, che acquisì una sempre maggiore importanza.

Nella zona che conosciamo con la denominazione di Musignano,  crebbe un centro abitato romano. Tuttavia i primi insediamenti  risalgono con ogni probabilità al periodo etrusco (IX sec. a.C.).

E’ intorno alla metà del IX secolo, stavolta dopo Cristo, che il nome di Canino compare in una Bolla Pontificia, emessa da Papa Leone IV, riguardo i confini del territorio di Tuscania.

Da  un documento datato 1180  si evince l’esistenza del castrum e che fu donato, per mano di Innocenzo III o di Alessandro III, assieme al poco distante paese di Cellere, a Viterbo. Nel corso della prima metà del ‘200 Canino confermò la propria fedeltà alla potente città viterbese per mezzo di un atto di vassallaggio. Poco più tardi, nel 1259, dissolto tale rapporto, venne stabilito invece con la cittadina di Tuscania, a cui ogni anno avrebbe dovuto elargire un enorme cero votivo a testimonianza e conferma della propria sottomissione.

Nel 1300 quest’ultima città  venne assoggettata al Campidoglio e Canino riuscì a rendersi indipendente. La nuova posizione durò, però, molto poco, dato che esso ritornò sotto il  suo potere con nuovi e più pesanti costi.

Il suo destino seguì quello cui era sottoposto in quegli anni il territorio italico, tanto che venne assoggettata a potenze sempre diverse. Schieratasi con i guelfi orvietani, fu poi occupata da Ludovico il Bavaro, imperatore del Sacro Romano Impero, per poi passare nelle mani dei Prefetti di Vico e dei Signori Paolo Orsini, Broglio da Lavello e Ildebrando Conti.

Nella seconda metà del XV secolo, Ranuccio III Farnese entrò nella storia del borgo grazie alla nomina di vicario temporale della parte del paese non controllata dalla famiglia Conti, che la tenne ancora per vent’anni. In quel periodo si inasprì la rivalità tra Canino e Castellardo, la cui rocca venne distrutta per opera dei rivali nel 1459.

In quegli anni il potere dei Farnese si rafforzò, tanto che si elevarono come una delle famiglie italiane più potenti. Per merito di Ranuccio, l’abitato iniziò a cambiare il proprio aspetto, migliorandolo.

Il 29 febbraio del 1468, anno ovviamente bisestile, nacque nelle stanze del palazzo di famiglia, Alessandro Farnese, che la storia avrebbe poi annoverato come il pontefice cui si deve il Concilio di Trento nonché come uno dei più grandi mecenati del Rinascimento. Fu colui, difatti, che finanziò la realizzazione del Giudizio Universale all’interno della Cappella Sistina, tanto che Michelangelo, per mostrare la propria gratitudine decise di ritrarne i lineamenti nel volto di San Pietro. Fu anche colui che, nel 1537, eresse il Ducato di Castro.

Il pontefice Paolo III Farnese

Di fronte al palazzo in cui ha sede l’amministrazione del Comune di Canino, siede sul suo trono, lui, Paolo III, certamente il personaggio che ha portato più lustro a questo bellissimo centro della Maremma Laziale, che egli tanto amava da coniare addirittura un detto “se vuoi vivere in eterno a Gradoli d’estate e a Canino d’inverno”.

Una delle artefici dell’ascesa di Alessandro, e dell’intera famiglia, fu la bellissima Giulia, sorella del futuro papa che, grazie al legame con Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, assicurò ampi e durevoli benefici alla propria stirpe.

La storia della bionda dama rinascimentale, ci è ben nota, tante sono state le volte che ci è capitato di scovarne le tracce in giro per i bellissimi borghi della Tuscia;  da Capodimonte sua città natia, a Vasanello in cui visse i primi tempi del matrimonio con Orsino Orsini, fino a Carbognano, dove trascorse gli ultimi mesi della sua vita prima di andare a Roma e lì spirare. L’Isola Bisentina, poi, in cui potrebbe esser sepolta, come tanti suoi familiari, anche se la sua ultima destinazione non è certa.

Alle spalle della statua del papa, sorge la Rocca Farnese, un edificio costruito nel Medioevo e ristrutturato nella seconda metà del ‘400 da Pier  Luigi Farnese Seniore, che ne fece la propria residenza fin quando non si trasferì nel bel palazzo di Valentano. Dopo la sua partenza, il palazzo fu abbandonato e iniziò la sua lunga decadenza fino ad esser ridotto a rudere, eccezion fatta per la torre detta di Paolo III. La Rocca venne restaurata, nel 1808, per merito di Luciano Bonaparte.

La Rocca Farnese

Oggi, i suoi ambienti sono abitati, e non credo rimanga più nulla di quanto i componenti della Famiglia Farnese ebbero modo di vedere.

Mi sono seduta sulla panchina per qualche minuto, respirando la stessa aria che cinque secoli prima dovettero inalare i protagonisti delle vicende di questo prezioso territorio. Ho notato una macina, simbolo della ricchezza di Canino, l’olivo. Quel fluido tanto prelibato da far commettere atti di gola persino a un papa.

Dopo la caduta del ducato, per Canino iniziò un periodo in cui la miseria e la decadenza, la fecero da padrone. In quell’epoca nulla venne costruito, se non la grandiosa Collegiata dei S.S. Giovanni e Andrea.

La storia del borgo continua con il grande Bonaparte, di cui abbiamo già narrato, e che riempì le cronache per buona parte del XIX secolo. Anche dopo la morte del coniuge, avvenuta nel 1840, Alexandrine volle continuare gli scavi di Vulci, per vendere, poi, nel 1853, le sue proprietà ai Torlonia. La principessa si trasferì a Senigallia, dove morì due anni dopo. La sua salma fece ritorno in paese, per essere deposta nella cappella di famiglia.

Abbiamo vagato per un po’ lungo le viuzze del paese, voltandoci, di tanto in tanto, verso la bella campagna che si offre all’occhio. Palazzetti, balconi con panni stesi, porte in legno colorate, gatti pigri che vagavano da uno scalino all’altro. Tra vecchie chiese, affreschi, campane e tracce della sua gloriosa storia, siamo tornati verso la nostra automobile.

Prima di andarcene, ci siamo fermati in un piccolo bar, i cui tavoli  davano sulla piazza. Abbiamo ordinato una lemon soda con ghiaccio, l’ultima scoperta della nostra estate. L’abbiamo sorseggiata lentamente, mentre conversavamo con alcune persone del posto.

Ce ne siamo andati seguendo la strada che ci avrebbe portati verso casa.

Il Chiostro della Chiesa di San Francesco

Ci siamo fermati, poi, di fronte a un antico ex convento che comprende la bellissima Chiesa di San Francesco.  Gli affreschi presenti nel chiostro esterno, che stupiscono per la loro magnficenza, narrano episodi della vita di Sant’Antonio da Padova, mentre il chiostro interno è arricchito da pitture che raccontano la storia di San Francesco d’Assisi e contiene gli stemmi delle famiglie di Canino, Cellere e Tessennano.

Un suono di violino proveniva dalla chiesa. Ci siamo avvicinati, abbiamo scrutato all’interno, con l’intenzione di non disturbare. La violinista, molto brava, era una bambina, della stessa età dei miei alunni caninesi di venticinque anni fa.

Abbiamo dato una rapida occhiata alla chiesa, ai suoi dipinti, all’altare, al crocifisso e siamo usciti lasciando la nostra sete di curiosità insoddisfatta.

Ci trovavamo laddove, secondo le credenze, si fermò il santo a pregare. L’intero complesso venne edificato più tardi, per merito dei Farnese.

Uscendo, abbiamo ammirato la più antica chiesa del paese, risalente al XIII secolo e dedicata all’Annunciazione di Maria Santissima, tenuta in grande considerazione in tutta la zona, in quanto accoglieva i pellegrini che vi si recavano, anche da Orbetello, per chiedere protezione contro le pestilenze.

Poi ho sentito la chiave girare e il motore avviarsi. Stavamo per lasciare Canino. Ancora una volta, come tanti anni fa, hanno iniziato a scorrere davanti ai miei occhi i tanti alberi della pineta alla mia sinistra, i nuovi quartieri alla destra e poi, avanti, sul lato opposto, il cimitero.

La strada ha iniziato a curvare tra campi e colline e la luce si faceva meno intensa a causa delle nuvole che gareggiavano tra loro per andare a coprire il sole.

Una serie di stabili e abitazioni erano lì, a segnare il percorso e a ricordarmi quegli anni lontani. Siamo giunti al bivio. Svoltando a destra, avremmo incontrato il lago, proseguendo diritti, ci saremmo introdotti in una zona boscosa.

Abbbiamo sostato per breve tempo, giusto il tempo di decidere cosa avrebbe meglio saziato i nostri animi.




Vulci: la piccola Pompei del Lazio nella potente città etrusca

vulci

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – La porta e le mura di cinta bastano a darci la misura della grandezza di questo centro che non ha mai smesso di vivere sino all’epoca medievale: le necropoli etrusche con alcuni esempi di tombe monumentali, la strada romana con i basoli, la ricchissima domus del criptoportico, il mitreo, i resti del Tempio grande ed il porto sul Fiora, ci introducono nella vita di una delle più importanti città-stato etrusca.

Il parco naturalistico archeologico di Vulci comprende i resti della città etrusca e di quella romana ed è una delle poche aree archeologiche in cui si può cogliere nella sua interezza l’articolazione di un centro antico con la città al centro, le necropoli intorno e i santuari lungo le strade urbane ed extraurbane. Alle straordinarie testimonianze dell’antica città si affiancano infatti paesaggi ancora capaci di emanare il fascino che ammaliò i primi esploratori dell’Ottocento.

Nel verde intenso di boschi e radure scenderemo fino al fiume in località Pellicone, uno dei suoi tratti più belli dove, con una splendida cascata, si apre una piscina naturale. All’interno di percorsi protetti si attraversano estese zone a pascolo, ancora popolate dalla vacca maremmana e da cavalli bradi.

Escursione a cura di Antico Presente

Guide
Sabrina Moscatelli, Guida Turistica Abilitata e Guida Ambientale Escursionistica A.I.G.A.E e Giuseppe Di Filippo Guida Ambientale Escursionistica A.I.G.A.E

Dati tecnici
Il Percorso di media difficoltà è di circa 5 km circa, dislivello 150 mt. Durata 3 ore .

Appuntamento
Domenica 23 gennaio 2022 alle ore 10.00 al parcheggio del castello dell’ Abbadia di Vulci, all’interno del quale si trova il museo che non visiteremo. Per il luogo preciso CLICCA QUI 

Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, scarponcini da trekking, pantaloni lunghi, repellente per insetti, cappello, acqua, gel e mascherina e  SUPER GREEN PASS. Utili i bastoncini.

Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità.
La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti.
Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione..

Quota individuale
€20,00 comprensiva di polizza professionale RC attiva che include il biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di €10,00  (superati i 15 partecipanti ci sarà la riduzione a € 6,00).

Informazioni e prenotazioni
Sabrina 339.5718135, info@anticopresente.it , www.anticopresente.it .

 

 




L’oasi di Vulci è diventata monumento naturale, interviene il consigliere Corniglia

MONTALTO DI CASTRO – Riceviamo e pubblichiamo: “Sono naturalmente contento che l’oasi di Vulci sia diventata monumento naturale. Un atto atteso da tempo, la delibera di Giunta Regionale che approva di istituire il Monumento Naturale di Vulci risale al 23 dicembre 2004, meglio tardi che mai verrebbe da dire.

Un particolare ringraziamento ai rappresentanti regionali del M5s che hanno portato a termine questa ‘missione impossibile’. Detto questo c’é però un aspetto quasi kafkiano nella vita del nostro fiume Fiora… a monte lo si inserisce in un monumento naturale… a valle (più precisamente alla foce) lo si cementifica costruendo un muro alto tre metri portando avanti un anacronistico progetto di messa in sicurezza. Il bello é che é sempre la Regione Lazio la protagonista che istituisce da un lato il monumento naturale e dall’altro firma il progetto del muro. Mi chiedo come questo sia possibile in pochi chilometri di corso dello stesso fiume. Il Fiora va tutelato, curato e difeso in tutta la sua lunghezza. Per questo chiedo ancora una volta alla Regione Lazio di ripensare al progetto di messa in sicurezza, allineandolo alle più recenti normative per la salvaguardia della natura e del paesaggio. Non si costruiscono muri di cemento alti tre metri, ci sono altre alternative. E in questo naturalmente chiedo l’appoggio dei rappresentanti del m5s regionale. Cambiare si può, anzi in questo caso si deve”.

Corniglia Francesco consigliere comunale Montalto di Castro.




Vulci e il territorio di Montalto di Castro alla XXIII Borsa Mediterranea del turismo archeologico

MONTALTO DI CASTRO (Viterbo) – Montalto di Castro e le bellezze del Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci verranno esposte alla XXXIII Borsa Mediterranea del turismo archeologico che si terrà dal 25 al 28 novembre a Paestum (SA). Fondazione Vulci, assieme al Comune di Montalto di Castro, saranno presenti all’evento con uno stand per mostrare le scoperte archeologiche effettuate nelle ultime campagne di scavo e le principali attività turistiche del territorio. «Una occasione – dichiara il direttore scientifico di Fondazione Vulci Carlo Casi – per anticipare gli ultimi importantissimi risultati delle ricerche archeologiche, svolte con numerosi enti di ricerca e università nel parco, al grande pubblico di settore. Ricerche che saranno esplicitate a Vulci il 14 e il 15 dicembre al convegno internazionale “Vulci. Work in progress”». Nell’occasione sarà ritirato dalla Fondazione Vulci il terzo premio dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2021 (7a edizione), inerente alla scoperta archeologica mondiale più importante dell’anno 2019, grazie al fortunato ritrovamento nella necropoli dell’Osteria del celeberrimo Leone Alato in nenfro.

«Una importante vetrina sia per il parco archeologico e naturalistico di Vulci sia per il restante territorio di Montalto di Castro – aggiunge l’assessore al turismo Silvia Nardi -. L’intensificarsi delle ricerche sta producendo un grande riscontro in termini di presenze al parco. Ringrazio la Soprintendenza di Viterbo e l’Etruria Meridionale, Fondazione Vulci e tutte le università coinvolte nel progetto».




Ambiente, Blasi (M5S Lazio): “L’oasi di Vulci sarà presto monumento naturale”

MONTALTO – VULCI (Viterbo) – “L’oasi provinciale di Vulci diventerà presto monumento naturale. Un atto atteso da tempo vista l’importanza naturalistica del sito” così Silvia Blasi, consigliera regionale M5S e vice-presidente della Commissione Affari Europei e Internazionali.

“Situata al confine tra Lazio e Toscana – spiega Blasi – l’area protetta oasi provinciale di Vulci fa parte del Sito Natura 2000 e l’area è stata designata come zona speciale di conservazione dal Ministero dell’Ambiente nel 2016”.

“Si tratta di una zona molto vasta – prosegue la consigliera M5S – che ospita un ecosistema di eccezionale rilevanza e si inserisce in un più esteso contesto naturalistico e storico, che comprende la Riserva naturale di Montauto sul versante toscano e il Parco archeologico naturalistico di Vulci sul versante laziale. Pertanto l’area è inserita nella direttiva “Habitat” istituita dalla Comunità Europea”.

“L’iter per l’istituzione del Monumento naturale, partito con la deliberazione della Giunta Regionale, è ormai quasi concluso, anche grazie alla sollecitazione della Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli, Delegazione di Viterbo” aggiunge Blasi.

“Si tratta di un altro importante traguardo per la tutela dei parchi e delle aree naturali laziali, a dimostrazione del nostro costante impegno nel proteggere tutti quei luoghi che rappresentano un valore aggiunto per la nostra Regione e per i suoi abitanti” conclude Silvia Blasi.




Vulci, la piccola Pompei del Lazio nella potente città etrusca

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – La porta e le mura di cinta bastano a darci la misura della grandezza di questo centro che non ha mai smesso di vivere sino all’epoca medievale: le necropoli etrusche con alcuni esempi di tombe monumentali, la strada romana con i basoli, la ricchissima domus del criptoportico, il mitreo, i resti del Tempio grande ed il porto sul Fiora, ci introducono nella vita di una delle più importanti città-stato etrusca.

Il parco naturalistico archeologico di Vulci comprende i resti della città etrusca e di quella romana ed è una delle poche aree archeologiche in cui si può cogliere nella sua interezza l’articolazione di un centro antico con la città al centro, le necropoli intorno e i santuari lungo le strade urbane ed extraurbane. Alle straordinarie testimonianze dell’antica città si affiancano infatti paesaggi ancora capaci di emanare il fascino che ammaliò i primi esploratori dell’Ottocento.

Nel verde intenso di boschi e radure scenderemo fino al fiume in località Pellicone, uno dei suoi tratti più belli dove, con una splendida cascata, si apre una piscina naturale. All’interno di percorsi protetti si attraversano estese zone a pascolo, ancora popolate dalla vacca maremmana e da cavalli bradi.

Escursione a cura di Antico Presente

Guide
Sabrina Moscatelli, Guida Turistica Abilitata e Guida Ambientale Escursionistica A.I.G.A.E e Giuseppe Di Filippo Guida Ambientale Escursionistica A.I.G.A.E

Dati tecnici
Il Percorso di media difficoltà è di circa 5 km circa, dislivello 150 mt. Durata 3 ore .

Appuntamento
Sabato 11 settembre 2021 alle ore 16.00 al parcheggio del castello dell’ Abbadia di Vulci, all’interno del quale si trova il museo che non visiteremo. Per il luogo preciso CLICCA QUI 

Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, scarponcini da trekking, pantaloni lunghi, repellente per insetti, cappello, acqua, , gel e mascherina e GREEN PASS. Utili i bastoncini.

Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità.
La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti.
Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione..

Quota individuale
€20,00 comprensiva di polizza professionale RC attiva che include il biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di €10,00  (superati i 15 partecipanti ci sarà la riduzione a € 6,00).

Informazioni e prenotazioni
Sabrina 339.5718135, info@anticopresente.it , www.anticopresente.it .




Montalto, il comune ottiene un finanziamento regionale per la Maratonina Archeologica di Vulci

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – L’Amministrazione comunale ha ottenuto un finanziamento regionale per gli eventi sportivi.

Si tratta di un contributo di 5mila euro per la realizzazione della “Maratonina Archeologica di Vulci”, il cui progetto è stato premiato tra i meritevoli nell’avviso per la concessione di contributi economici a sostegno di iniziative idonee a valorizzare sul piano culturale, sportivo, sociale ed economico la collettività regionale.
«Sono molto felice – commenta l’assessore allo sport Giovanni Corona – che sia stato finanziato questo importante progetto realizzato in collaborazione con la Polisportiva Montalto e la Uisp. Il prossimo 26 settembre si svolgerà infatti la 15ma edizione della manifestazione che coniuga ormai da anni sport e turismo, promuovendo al meglio il nostro territorio e, ovviamente, il parco di Vulci.
Colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Massimo Maietto e tutti i componenti della Polisportiva che da anni svolgono un ruolo fondamentale nel mondo dello sport del nostro paese e non solo».




Manu Chao, il concerto di Vulci del 9 agosto viene spostato e sostituito da Cerveteri

CERVETERI – Lunedi 16 agosto 2021 ore 20,00 (apertura porte ore 16,30)- Lungomare dei Navigatori Etruschi snc, Marina di Cerveteri.  Successivamente alla comunicazione delle autorità locali il concerto di MANU CHAO, organizzato da Ventidieci e Atcl , previsto nel Parco Naturalistico Archeologico di Vulci a Montalto di Castro lunedi 9 Agosto non avrà luogo, ma sarà spostato a Cerveteri Lungomare dei Navigatori Etruschi snc, Marina di Cerveteri, lunedi 16 Agosto 2021 alle ore 20,00(apertura porte ore 16,30). I biglietti acquistati per il concerto di Vulci saranno validi per quello di Cerveteri. Eventuali rimborsi si potranno richiedere al circuito di prevendita dove sono stati acquistati entro e non oltre il 14 agosto 2021. In allegato il comunicato con le nuove date italiane di Manu Chao e la comunicazione ricevuta dal Comune di Montalto di Castro a firma del Sindaco che riporta l’inattesa decisione presa dal Prefetto della Provincia di Viterbo.




A Montalto la mostra “Sfingi, leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci”

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – Dall’8 agosto è possibile visitare, presso il Complesso Monumentale di San Sisto a Montalto di Castro (VT), sino al 26 di settembre l’anteprima della Mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci”.

La mostra è poi destinata a trasferirsi al Museo Archeologico di Francoforte sul Meno, dove sarà inaugurata il 2 novembre di quest’anno e rimarrà a disposizione del pubblico tedesco fino al 10 aprile 2022.

Le ultime scoperte archeologiche dalla metropoli di Vulci e le più recenti riflessioni sullo sviluppo della civiltà etrusca in Italia (cfr. recente mostra Etruschi. Viaggio nella terra dei Rasna, Bologna 2019-2020) hanno spinto la Soprintendenza, insieme al Museo di Francoforte e alla Fondazione Vulci, a promuovere una mostra che, partendo dalle recenti acquisizioni, possa evidenziare i rapporti con l’Oltralpe, in un itinerario che, attraverso la cultura di Golasecca, giunge in Germania, seguendo il filo conduttore degli scambi commerciali, del comune atteggiamento di autocelebrazione delle aristocrazie antiche, dell’espressione artistica che può accomunare gli Etruschi e i primi Celti o i loro predecessori, della cultura di Hallstatt.

La mostra ha un partner nel Parco Archeologico del Colosseo, con una sezione speciale dedicata ai re etruschi di Roma.

Le finalità della mostra sono ravvisabili nell’approfondimento intereuropeo di alcune tematiche storico-antropologiche dell’antichità, oltre che nella conoscenza per il pubblico di contesti che spesso mancano in collezioni archeologiche europee, al fine di instaurare un proficuo scambio culturale che, affondando le radici nel passato, getta le basi per il futuro.

Il Museo Archeologico di Francoforte, possiede un’ampia collezione di oggetti etruschi costituita tra il XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Purtroppo, questi oggetti sono entrati nel museo senza contesto e a volte anche senza informazioni precise sul luogo in cui sono stati trovati. Il significato di questi preziosi oggetti rimarrà dunque limitato per sempre. La mostra si propone di presentare al pubblico di Francoforte e a quello internazionale un nuovo quadro dell’archeologia etrusca, basato su ricerche e scavi recentissimi degli archeologi italiani, in cui vengono presentati solo contesti completi. In questo modo si vuole offrire anche un contributo alla lotta contro gli scavi clandestini e il commercio illegale di opere d’arte e l’acquisto incauto di oggetti archeologici da parte dei musei europei, di cui si sta discutendo molto a livello internazionale.

La mostra, finanziata interamente dal Museo Archeologico di Francoforte sul Meno, prevede l’esposizione dei reperti rinvenuti nei fortunati scavi effettuati negli ultimi anni nella Necropoli dell’Osteria e in quella di Poggio Mengarelli. Faranno così bella mostra di sé i corredi della Tomba delle Mani d’Argento con la straordinaria new entry della testiera di cavallo in bronzo e cuoio, appena finita di restaurare dall’Istituto Centrale per il Restauro del MIC, la Tomba dello Scarabeo Dorato e la Tomba della Truccatrice con la rarissima coppa tolemaica, solo per citarne alcuni.

La presente mostra è solo il primo passo di un programma di collaborazione Italia-Germania molto più ampio che prevede per il 2022 la compartecipazione al progetto europeo sul culto di Mitra che vedrà l’allestimento del Mitreo di Vulci presso il museo tedesco e per il 2023 l’inizio delle ricerche archeologiche a Vulci del Museo e dell’Università di Francoforte.

In quest’ottica è stata recentemente firmata la convenzione tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale e la Fondazione Vulci con le Università di Friburgo e Mainz per un’attività di ricerca congiunta nell’area della città di Vulci.

La mostra è curata da Wolfgang David del Museo Archeologico di Francoforte, da Alfonsina Russo del Parco Archeologico del Colosseo, da Margherita Eichberg e Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale e da Carlo Casi della Fondazione Vulci, e vede l’importante collaborazione della Regione Lazio, del Comune di Canino e del Comune di Montalto di Castro. 




Vulci acoustic fest, domenica 1 agosto il concerto di Ludovico Einaudi

VULCI (Viterbo) – Secondo appuntamento, per Vulci Acoustic Fest, organizzato da Ventidieci e Atcl, con il patrocinio del Comune di Montalto di Castro, gli appuntamenti musicali nello splendido Parco Naturalistico Archeologico di Vulci a Montalto di Castro in provincia di Viterbo, con una nuova formula, quella dei Concerti al Tramonto, alle ore 19,00. Domenica 1 agosto, il concerto di Ludovico Einaudi, unica data nel Lazio. Riserve naturali, parchi nazionali, albe, tramonti e cieli stellati. Ludovico Einaudi riporta la sua musica in cammino nella natura Ha camminato molto “Seven Days Walking” di Ludovico Einaudi, dalle passeggiate invernali tra le montagne in cui il disco è nato ai tour intorno al mondo del 2019, fino alle geografie umane dei film premi Oscar Nomadland e The Father. Nell’estate in cui tutto vuole ricominciare, Ludovico Einaudi riporta la sua musica in cammino nella natura e invita il pubblico a camminare insieme a lui. Concerti immersi nello scenario emozionante di parchi nazionali ,come quello di Vulci, riserve naturali, calette, valli, laghi e altipiani incontaminati, raggiungibili solo a piedi, all’alba, al tramonto, sotto cieli stellati. Un invito a fondere l’esperienza musicale con il paesaggio naturale. Con Ludovico Einaudi suonano Federico Mecozzi al violino e alla viola e Redi Hasa al violoncello.
“Seven days walking, sette giorni di cammino nati durante una serie di passeggiate nella neve, in un paesaggio quasi interiore, tra movimento e riflessione, scrive Ludovico Einaudi. I sette giorni sono poi diventati settecento, durante i quali mi sono immerso in altri paesaggi, interiori e non, mentre fuori la natura rifioriva senza il peso della nostra incessante presenza. In questa estate in cui tutto vuole ricominciare, l’augurio è che ci sia una maggior consapevolezza nella nostra relazione con il mondo vivente che ci ospita. Per questo ho pensato di riportare la mia musica in luoghi naturali, parchi, riserve, valli, laghi e altipiani, raggiungibili solo a piedi, all’alba, al tramonto, sotto cieli stellati. E’ un invito a camminare insieme, a fondere l’esperienza musicale con il paesaggio naturale, a camminare stando attenti a non danneggiare il terreno che sostiene i nostri passi.”
Biglietti in vendita su Ticketone.it a partire da 53 euro
Info 0773 664946




Vulci Acoustic Fest 2021

VULCI (Viterbo) – VENTIDIECI e ATCL con il patrocinio del Comune di Montalto di Castro
presentano VULCI ACOUSTIC FEST 2021, concerti al Tramonto, sabato 31 luglio 2021 ore 19,00
Parco Naturalistico Archeologico di Vulci a Montalto di Castro. Un nuovo appuntamento, che aprirà il festival, dopo l’annuncio dei concerti di Ludovico Einaudi, il 1 agosto e , Psicologi il 4 agosto, si aggiunge al Vulci Acoustic Fest, organizzato da Ventidieci e Atcl, con il patrocinio del Comune di Montalto di Castro, gli appuntamenti musicali nello splendido Parco Naturalistico Archeologico di Vulci a Montalto di Castro in provincia di Viterbo, con una nuova formula, quella dei Concerti al Tramonto, alle ore 19,00, in modo da poter godere al meglio le bellezze del Parco, ascoltando buona musica. Sabato 31 luglio il concerto di Franco126, unica data nel Lazio.

Instagram www.instagram.com/vulciacousticfest/

Biglietti in vendita su Ticketone.it in vendita da oggi, giovedi 17 giugno alle alle 11,00




Montalto, le Università di Freiburg e Mainz a Vulci

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – Un altro importante risultato verso l’aumento delle conoscenze della città di Vulci è stato appena ottenuto con l’inizio delle ricerche di due delle più prestigiose università tedesche, quelle di Freiburg e Mainz, dirette sul campo rispettivamente da Maria Chiara Franceschini e da Paul Pasieka (https//www.archaelogie.uni-freiburg.de/forschung/forschungspojekte/cityscape stadtenwicklung vulci).

L’operazione, coordinata da Simona Carosi e Margherita Eichberg della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale insieme a Carlo Casi di Fondazione Vulci, segue di poco l’accordo stipulato con il Museo di Francoforte per la realizzazione della Mostra “Leoni, Sfingi, Mani d’Argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” che si inaugurerà l’8 dicembre.

Il presente progetto, “Crisi, Resilienza, Normalità. Spazi urbani dell’antica Vulci”, si sviluppa nell’area urbana compreso tra l’Acropoli e il Foro Orientale e mira alla chiarificazione delle strategie di insediamento e delle strutture urbane della parte settentrionale dell’abitato antico, così come del percorso, dell’allestimento e della monumentalizzazione della rete stradale in un quadro urbanistico globale. Centrali sono la questione dell’interrelazione dialettica tra diversi spazi urbani, classificabili in aree funzionali di carattere politico, religioso, economico e residenziale. Attraverso la rivalutazione di questi aspetti si aspira a ricostruire un panorama omnicomprensivo del cityscape della Vulci etrusca e romana, che non solo possa servire da riferimento per ricerche di urbanistica comparata in Centro Italia, ma pure costituisca una base per successivi studi e possibili approfondimenti stratigrafici nell’area urbana di Vulci.

Per questo nell’ultima settimana di settembre sono state svolte sia prospezioni geofisiche non-invasive che lo studio di materiale cartografico e della geografia storica della regione, per poter in particolare realizzare una pianta digitale dettagliata del settore in questione, a lungo trascurato o solo marginalmente considerato. A tal fine, tutti i dati ricavati verranno georeferenziati in un GIS. Le prospezioni hanno interessato tre compartimenti: l’acropoli, il cosiddetto Foro Orientale e l’area che da questo si estende fino al decumano, per un totale di 22,5 ettari (circa un quarto della superficie dell’abitato).

Le prospezioni sono state effettuate con la collaborazione di Eastern Atlas GmbH & Co. KG ed il contributo della Fritz Tyssen Stiftung.

«Dopo l’Università di Londra, di Goteborg, di Napoli e della Duke (USA) – commenta il Presidente di Fondazione Vulci, Gianni Bonazzi – continua ad ampliarsi il panorama degli enti di ricerca internazionali interessati a svolgere ricerche sul campo nell’area di Vulci, aumentandone così la visibilità e generando sempre nuove occasioni di scambio e di collaborazione».

«L’area di Vulci – aggiunge l’assessore al turismo Silvia Nardi – rappresenta un sito archeologico di sempre maggiore interesse nei confronti di enti di ricerca ed università prestigiose italiane ed internazionali. Questo è sicuramente un fattore importantissimo per lo sviluppo e la promozione del parco stesso».




Vulci: la piccola Pompei del Lazio nella potente città etrusca

vulci

MONTALTO DI CASTRO (Viterbo) – La porta e le mura di cinta bastano a darci la misura della grandezza di questo centro che non ha mai smesso di vivere sino all’epoca medievale: le necropoli etrusche con alcuni esempi di tombe monumentali, la strada romana con i basoli, la ricchissima domus del criptoportico, il mitreo, i resti del Tempio grande ed il porto sul Fiora, ci introducono nella vita di una delle più importanti città-stato etrusca.
Il parco naturalistico archeologico di Vulci comprende i resti della città etrusca e di quella romana ed è una delle poche aree archeologiche in cui si può cogliere nella sua interezza l’articolazione di un centro antico con la città al centro, le necropoli intorno e i santuari lungo le strade urbane ed extraurbane.
Alle straordinarie testimonianze dell’antica città si affiancano infatti paesaggi ancora capaci di emanare il fascino che ammaliò i primi esploratori dell’Ottocento.

Nel verde intenso di boschi e radure scenderemo fino al fiume in località Pellicone, uno dei suoi tratti più belli dove, con una splendida cascata, si apre una piscina naturale.
All’interno di percorsi protetti si attraversano estese zone a pascolo, ancora popolate dalla vacca maremmana e da cavalli bradi.

Escursione a cura di Antico Presente

Guida
Sabrina Moscatelli, Guida Turistica Abilitata e Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E. e Giuseppe Di Filippo Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E.

Dati tecnici
Il percorso facile di circa 4 km, dislivello 150 mt. Durata 3 ore.

Appuntamento
Sabato 19 settembre 2020 alle ore 15.00 al parcheggio del castello dell Abbadia di Vulci, all’interno del quale si trova il museo che non visiteremo. Per il luogo preciso CLICCA QUI 

Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, scarponcini da trekking, acqua. Utili i bastoncini.

Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità e tutte le informazioni riguardo i DPI e il rispetto delle regole e che dovrete firmare per conoscenza in nostra presenza. Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione.

Quota individuale
€10,00 comprensiva di polizza professionale RC con massimale di Euro 5.000.000 alla quale si deve aggiungere il biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di €10,00. Superati i 15 partecipanti ci sarà la riduzione a €6,00. I ragazzi fino a 16 anni non pagano mai la quota di partecipazione ma solo gli ingressi ove richiesti.

Informazioni e prenotazioni
Sabrina 339.5718135 info@anticopresente.it

 www.anticopresente.it




Alla scoperta di Vulci, la piccola Pompei del Lazio nella potente città etrusca

MONTALTO DI CASTRO ( Viterbo) – La porta e le mura di cinta bastano a darci la misura della grandezza di questo centro che non ha mai smesso di vivere sino all’epoca medievale: le necropoli etrusche con alcuni esempi di tombe monumentali, la strada romana con i basoli, la ricchissima domus del criptoportico, il mitreo, i resti del Tempio grande ed il porto sul Fiora, ci introducono nella vita di una delle più importanti città-stato etrusca.

Il parco naturalistico archeologico di Vulci comprende i resti della città etrusca e di quella romana ed è una delle poche aree archeologiche in cui si può cogliere nella sua interezza l’articolazione di un centro antico con la città al centro, le necropoli intorno e i santuari lungo le strade urbane ed extraurbane.
Alle straordinarie testimonianze dell’antica città si affiancano infatti paesaggi ancora capaci di emanare il fascino che ammaliò i primi esploratori dell’Ottocento.

Nel verde intenso di boschi e radure scenderemo fino al fiume in località Pellicone, uno dei suoi tratti più belli dove, con una splendida cascata, si apre una piscina naturale.
All’interno di percorsi protetti si attraversano estese zone a pascolo, ancora popolate dalla vacca maremmana e da cavalli bradi.

Escursione a cura di Antico Presente

Guida
Sabrina Moscatelli, Guida Turistica Abilitata e Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E. e Giuseppe Di Filippo Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E.

Dati tecnici
Il percorso facile di circa 4 km, dislivello 150 mt. Durata 3 ore.

Appuntamento
Domenica 7 giugno 2020 alle ore 10.00 al parcheggio del castello dell Abbadia di Vulci, all’interno del quale si trova il museo che non visiteremo. Per il luogo preciso CLICCA QUI

Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, scarponcini da trekking, acqua. Utili i bastoncini.

Condizioni
Prenotazione obbligatoria entro e non oltre il 24 aprile 2020. Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione. Cani ammessi con il guinzaglio.

Quota individuale
€10,00 comprensiva di polizza professionale RC con massimale di Euro 5.000.000 alla quale si deve aggiungere il biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di €10,00. Superati i 15 partecipanti ci sarà la riduzione a €6,00. I ragazzi fino a 16 anni non pagano mai la quota di partecipazione ma solo gli ingressi ove richiesti.

 




Fondazione Vulci e Fondazione Solidarietà e Cultura anticipano la cassa integrazione ai dipendenti

VULCI (Viterbo) – Per venire incontro ai dipendenti, il consiglio di amministrazione di Fondazione Vulci e l’amministratore unico di Fondazione Solidarietà e Cultura, in accordo con l’amministrazione comunale di Montalto di Castro, hanno anticipato ai dipendenti la cassa integrazione a causa della sospensione delle attività, sociali, culturali e del parco archeologico e naturalistico di Vulci dovuta dall’emergenza sanitaria da Covid-19.

Tale decisione è scaturita dopo che il Governo, nonostante le recenti misure del decreto “Cura Italia”, non è ancora riuscito ad erogare il beneficio ai lavoratori. Con questo intervento si è voluto garantire il sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie. Per l’amministrazione, chi si occupa di cultura e di sociale non può essere abbandonato, sono tra i cardini fondamentali intorno ai quali ruoterà la ripresa.
Da lunedì 18 maggio riprenderanno invece le attività di Fondazione Solidarietà e Cultura attraverso modalità del tutto nuove, che prevedono il servizio domiciliare presso le case degli utenti con un rapporto di un operatore per ogni utente. Sempre lunedì 18 maggio al Parco di Vulci riprenderà la graduale ripresa dei progetti intrapresi e la manutenzione dell’area naturalistica e archeologica in vista della stagione turistica.




M5Stelle su Fondazione Vulci serve un incontro

VULCI – Riceviamo da Corniglia Francesco consigliere comunale M5 Stelle Montalto di Castro e pubblichiamo: “Quello che sta accadendo nel nostro Comune è molto grave.  La Fondazione Vulci alla quale in un recente consiglio comunale è  stato ripristinato il contributo annuo di 650000 euro non risulterebbe in regola con il pagamento degli stipendi dei suoi dipendenti. Addirittura il ritardo riguarderebbe ben tre mensilità.

Quindi a questo punto si ritiene indispensabile un confronto con la maggioranza sullo stato di salute della Fondazione (ricordiamo a capitale quasi interamente comunale) e sul suo futuro.

A che punto è e soprattutto esiste un piano industriale di crescita ?

Recentemente è stato pubblicizzata dall’amministrazione la volontà di intercettare il flusso croceristico di Civitavecchia, la solita vecchia storia. Quando non si hanno argomenti si ritira fuori la favoletta dei crocieristi.

E gli scavi dell’antica città che dovevano fare di Vulci il parco archeologico all’aperto più grande d’Europa, che ci avevano promesso anni fa, dove sono ?

Abbiamo inoltre appreso che dovrebbero arrivare altri fondi regionali e che si sta ridiscutendo il destino del parco proprio con Regione Lazio e Ministero della Cultura.

Intanto adesso non si riesce a far fronte alle spese correnti, tra cui sembrerebbe quella degli stipendi ai dipendenti.

E le altre spese di bilancio sono state ridimensionate o permangono le criticità esposte dalla compagnia della Guardia di Finanza di Tarquinia nel febbraio 2019 sugli organi di stampa in merito alle “spese pazze” che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex presidente di Fondazione, del Sindaco e del riconfermato direttore amministrativo ?

Per gli organi di controllo interni a Fondazione la situazione economica/patrimoniale è rassicurante e solida ?

Il direttore scientifico ed archeologico si ritiene  soddisfatto? E il nuovo Presidente lo è altrettanto? Ed i rappresentanti sindacali, sempre che esistano, che dicono?”.