di WANDA CHERUBINI-
VITERBO- Il termalismo a Viterbo torna a far parlare di sè, dopo la pausa forzata per il Coronavirus. Ieri mattina la prima protesta dopo il lockdown organizzata da Giovanni Faperdue dell’associazione Il Bullicame in collaborazione con Franco Marinelli dell’associazione Solidarietà cittadina. Presso il cancello chiuso del Bullicame la protesta pacifica ha voluto riaccendere i fari sullo stato delle nostre terme, partendo appunto dal Bullicame dove, purtroppo, manca l’acqua, dopo che la Soc. Gestervit perforò la sorgente S. Valentino, trasformandola in pozzo artesiano, e avocando tutto il flusso termale della “Callara”. Ad oggi, la sentenza che obbligava la Gestervit a chiudere il S. Valentino e prendere acqua termale dal pozzo S. Albino, è ancora completamente disattesa. “Al momento – spiega Giovanni Faperdue – la Gestervit ha presentato un progetto per la chiusura con ricondizionamento del pozzo San Valentino. Il progetto è stato visionato dal direttore di miniera, prof. Giuseppe Pagano, che ha dato il suo ok pochi giorni fa. Quindi, si potrebbe procedere con il ricondizionamento del San Valentino, ovvero deve essere chiuso con un rubinetto, detto saracinesca, che può essere aperto secondo le autorizzazioni. Adesso manca solo la volontà politica per dare il via alla Gestervit per questa chiusura del pozzo. Tutti i passi tecnici sono stati fatti”. Altra questione quella del pozzo San’Albino, “la cui acqua non è stata segnata per indegnità di chi ha presentato la richiesta perché la Gestervit è in contenzioso con il Comune e, quindi, quest’ultimo non può assegnare nulla a chi è in contenzioso con lo stesso – precisa Faperdue- Sarà fatta credo un’altra gara. Purtroppo in Regione quando sentono il nome delle Gestervit non ne vogliono proprio sentir parlare. La Regione ha chiesto di girare la concessione ad un’altra società e partecipare al bando del Sant’Albino con il nome di un’altra società. Se si facesse questo primo passo, la soluzione sarebbe questa: da questa saracinesca la Gestervit continuerebbe a prendere i 3 litri d’acqua al secondo, che aveva segnati con la vecchia gestione, in attesa del bando del Sant’Albino, per riuscire a ricevere altri 5/6 litri al secondo come richiesti”.
Intanto, al Bullicame ancora non si può fare il bagno, in quanto il Governo ha detto no alla balneazione libera e sì a quella controllata. “Nella vasca circolare piccola comunque – fa sapere Faperdue – l’acqua è adeguata, è balneabile, non è nè troppo calda nè troppo fredda”.
Il prossimo sabato la protesta si sposterà alle Zitelle, dove dal lontano 1952 il flusso termale si perde in un fosso, data in cui la società Terni fece una perforazione per cercare gas metano. “Quando non l’hanno trovato chiusero molti pozzi, tra cui il Bagnaccio (attualmente ricondizionato) e le Masse di San Sisto, pozzo che arrivò ad una profondità di 300 metri ed aveva un getto, quando fu scavato dall’ing. Conforto, a 25 metri di altezza – ricorda Faperdue- Si scoprì che dalla chiusura del pozzo San Sisto, quando sono stati fatti i lavori che hanno chiuso le Masse, usciva fuori dell’acqua dovuta ad un buco fatto da una fiamma ossidrica al cappello di ghisa che lo chiudeva perchè un terreno vale molto di più se c’è una sorgente termale e così sono diventate le Masse di San Sisto”.
Quindi, l’appuntamento è per sabato prossimo con Faperdue e Marinelli alle ore 11 alle Zitelle per sollecitare la chiusura di questo pozzo, che doveva essere chiuso già da anni. “Il Comune, però, non ha la concessione di quell’acqua – spiega Faperdue – e, quindi, non può procedere alla sua chiusura. Si aspetta, quindi, che la Regione conceda al Comune la sopra citata concessione per procedere poi alla chiusura dello stesso. Comunque, non ci fermeremo ed ogni sabato andremo su un sito termale per mantenere alta l’attenzione sulle nostre terme”.