Una manciata di giovani

Che prende per mano un paese e lo invita ad alzare la testa. Sono semi di civiltà ed alcuni di questi semi cadono su terreno buono e porteranno frutti, non sempre quelli sperati, ma arriveranno. Guarda caso si sono ritrovati nel periodo delle castagne 2024 e si sono detti: ma le castagne non debbono superarci in presenza. E decisero di autonominarsi le “Castagne d’oro” di Canepina (questa è una fantasia mia): Davide F., Giovanni F., Maria Celeste B., Giovanni I., Ida P., Lorenzo P., Federica B., Mattia C., Annarita C., Andrea B., Angelica B., Domenico B., Francesca S., Rosato P., Giada P., Giorgia C. , Mattia F. Aurora B., Nicolò P., Luca P. Dopo un avvio durante il mese delle castagne per saggiare il terreno, grazie anche al fatto che essendo figli e figlie giovani di famiglie del paese, difficoltà a partire non ne hanno avuto. Immagino i nonni che gioia nel vedere i loro “gioielli” partire per esplorare. Anche nel consiglio comunale non mancano giovani che guardano al paese con occhi pieni di futuro. E lo si è visto quando per un incidente nei locali usati si è dovuto chiudere il servizio Caritas il Comune è partito e ha messo a disposizione altri locali dimostrando che la carità e il servizio non hanno bandiere di appartenenza, perché sono i cammini di ogni civiltà e istituzione. Tornando alle nostre “castagne d’oro” hanno riproposto di mantenere in vita eventi che erano diventati momenti di aggregazione comunitaria. Quando nell’ottobre 2024 chiesi a loro cosa suggerirebbero alle istituzioni, anche alla Chiesa, affinché i più giovani possano riprendere fiducia nelle istituzioni che hanno ereditato, mi sono arrivate risposte e proposte avvincenti. In sintesi, scrivevano, che per essere più credibili agli occhi dei giovani, le istituzioni e la Chiesa dovrebbero impegnarsi su temi di giustizia sociale, dialogo con la scienza, inclusività, modernizzazione, procedendo anch’esse in avanti cercando di stare al passo con i tempi. Non è qui il momento di una mia riflessione, ma questo è un modo concreto di vivere la spiritualità che non è fatta di devozioni, ma di vita di valori. E questi giovani non si sono fermati a suggerire. Sono passati a presentarsi come agenti di cambiamento mettendoci le mani e le loro energie. Questo lo vedo anche con altri nelle scuole, delle quali ne parlerò presto. E’ vero che tanti vivono incollati al cellulare cercando una comunicazione poco vera, che alla fine si risolve in scollatura dalla vita reale per nascondersi in quella virtuale. L’isolamento e un senso di inadeguatezza sostituisce la gioia di costruire un mondo nuovo con le proprie mani. Questi amici che continuo a chiamare “le castagne d’oro” di Canepina si stanno trasformando in “lievito” per far crescere il “pane” della comunità dove vivono. Hanno anche ripreso in mano un vecchio progetto che era stato accantonato, quello della “Passione del venerdì santo” che riuniva tutta una comunità con la guida del compianto Alberto Scala e altri. Questo anno ritornerà perché questi giovani la stanno preparando con passione. Le tradizioni religiose hanno una forte componente sociale che non va trascurata. E’ forse un diverso, se non nuovo, approccio a quello che costituisce la fede. E’ la fede e la speranza in un futuro migliore che nasce dall’attenzione e al rispetto per l’anima di un popolo. Entrarci dentro con affetto e simpatia, come una empatia che vede, capisce e porta avanti, purificando la polvere di abitudini non pensate, per farle maturare in coscienza comunitaria: tutti abbiamo bisogno di tutti. Chi ha vissuto ha bisogno di chi inizia a vivere e chi inizia a vivere di chi ha accumulato saggezza anche se impolverata. Cari amici aiutateci a rimuovere la polvere, senza buttare via la ricchezza della saggezza. Grazie, insieme sarà possibile riscoprire i cammini dello spirito.

Don Gianni Carparelli

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