Viterbo, capitale mondiale della Pace

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: ” Caro Direttore, perennemente avvolti dalla quotidianità, da cui siamo irrimediabilmente attratti, rischiamo di dimenticarci del mondo che è un passo di là dalle mura e dalle valli straordinarie che ci circondano.
Quel mondo ci consegna negli ultimi mesi, senza sosta alcuna, atroci conflitti armati che causano la morte di centinaia di migliaia di esseri umani, schiacciati come moscerini e lesi irrimediabilmente in tutti i loro diritti fondamentali sanciti dalle carte e dai trattati internazionali scritti dal secondo dopoguerra in avanti.
La città di Viterbo è fonte e custode di una delle più grandi testimonianze umane di fede, perseveranza e resilienza: il conclave, luogo di raccoglimento di corpi e anime, invenzione terrena tutta viterbese, angolo di pianeta in cui si scelse di decidere, a ogni costo, per tutto il tempo necessario e senza tregua.
Quel conclave ha segnato uno spartiacque nella storia della cristianità e quindi, inevitabilmente, di tutto l’occidente, cristiano e non.
Il conclave, dicevo, sorto in una terra che dopo secoli ha la possibilità di riscoprire la sua antica vocazione ecumenica.
Le invio questa lettera, quindi, lanciando un appello alle massime autorità civili e religiose, presenti e future, del capoluogo, della provincia, della regione e del nostro paese, affinché candidino Viterbo a ospitare delegazioni con pieni poteri dello Stato di Israele e del popolo palestinese – queste ultime, ove opportuno, affiancate da esponenti con pieni poteri dei principali paesi del mondo arabo – affinché queste avviino i negoziati per creare le basi di una pace possibile, indispensabile a sanificare tutto il medio oriente. Delegazioni di parti oggi nemiche, rinchiuse cum clave, metaforicamente, per tutto il tempo necessario a elaborare quantomeno la prima pagina del libro di un’auspicabile pace duratura.
La speranza che esprimo in queste poche righe potrebbe valere ovviamente anche per l’altro conflitto a tutti ben noto, ancor più vicino a noi, tra Russia e Ucraina. Il ruolo attivo dell’Italia, a fianco del popolo ucraino, temo però renda impraticabile già in astratto questa ipotesi, mentre la storica equidistanza del nostro paese tra israeliani e palestinesi (o equivicinanza, per dirla con chi la sapeva lunga, scelga lei), rende l’Italia un luogo eletto per tentare di aprire un varco nell’oscurità della guerra in corso in quel lembo di Mediterraneo.
Mentre Le scrivo questo messaggio, porto con me la testimonianza ideale di Giorgio La Pira, un uomo che non ho potuto fare a meno di ammirare, ogni volta che passeggiavo per piazza San Marco durante gli anni degli studi universitari a Firenze. Straordinario interprete di una politica autentica, La Pira ha saputo unire il coraggio e l’audacia della sua visione planetaria, alle faticose pieghe quotidiane dell’amministrazione fiorentina, mostrandosi al mondo nelle vesti di vero tessitore di pace.
Ricordo molto bene che non riuscirono nell’impresa che qui auspico, colonne della storia recente quali Bill Clinton, Simon Peres e Yasser Arafat. Non possiamo però arrenderci a un ineluttabile destino di morte e miseria che altrimenti segnerebbe ad aeternum quello spicchio di terra, con un verosimile effetto contagio su tutte le zone limitrofe.
Che il tempo del cinismo e della sopraffazione possa essere rimpiazzato dal tempo, e dal tempio, dei costruttori di pace e di speranza.
Vedo rimbalzare sui giornali, a tempi alterni, negli ultimi mesi, l’idea di una Viterbo capitale europea della cultura. Perché non volare più in alto allora, con la giusta dose di coraggio di osare. Guardiamo in faccia l’orizzonte, apriamo gli occhi al futuro e candidiamo Viterbo a capitale mondiale della Pace”.
Gabriele Sabato
Avvocato, docente universitario

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